Sfiducia e disistima tra i sessi

Sfiducia e disistima tra i sessi

 

Ogni elemento della coppia dovrebbe vivere in un clima culturale che lo porti ad avere una relazione di fiducia, stima, bisogno, desiderio e bramosia dell’altro sesso.

 

L’immaginario femminile.

La donna ama ed è istintivamente attratta da un uomo intelligente, forte, serio, maturo, responsabile, protettivo, autorevole, sicuro di sé, allegro, che le dia gioia e sicurezza, affidamento e protezione. E’ di quest’uomo che lei sogna, è di quest’uomo che lei è pronta ad innamorarsi.

Ma che fine ha fatto quest’uomo nel suo immaginario?

Da quando è iniziata la cosiddetta “liberazione femminile”, da quando il clima culturale ha iniziato a legiferare e a lottare per “l’eguaglianza tra i sessi”, l’immagine del maschio è stata sistematicamente deteriorata e svilita. Come avere fiducia e sognare degli uomini se questi sono continuamente descritti come “immaturi”, “bamboccioni”, “mammoni”, “inaffidabili” nella cura delle loro donne come dei figli, uomini sempre più frustrati e poco capaci dal punto di vista culturale, intellettivo e sessuale?

Come avere fiducia negli uomini se questi sono accusati continuamente delle più grandi nefandezze?

“Gli uomini hanno tenuto schiave le donne per millenni relegandole in casa, vicine ai fornelli, ai marmocchi da curare e ai panni da lavare e stirare”.

“Gli uomini, proprio perché tendenzialmente violenti, continuano ad aggredire e uccidere le donne che si ribellano al loro dominio: per tale motivo le donne più che cercarli devono associarsi ed organizzarsi per difendersi da questi violenti stupratori”.

La violenza, tra l’altro, è vista quasi esclusivamente in veste maschile. Non sono forse le donne ad aver bisogno di difendersi dal maschio autoritario mediante il Telefono rosa? Lo stesso vale per l’abuso e la violenza sessuale. Chi stupra, chi allunga le mani, chi fa proposte sessuali indecenti, se non gli uomini? D’altra parte, le statistiche sono là a dimostrarlo: quasi tutti i casi di violenza o di stupro denunciati all’autorità giudiziaria provengono da donne e non da uomini.

Per non parlare poi della pedofilia. Chi è l’orco pedofilo se non un uomo che mette le sue sporche mani di maschio, adulto e malato su un piccolo essere innocente?

Come succede quando si vuole accusare qualcuno. Il numero e le nefandezze del nemico sono facili da trovare e da provare e diventano con il tempo sempre più turpi e numerosi.

In questo gioco al massacro, sono rare le voci che si alzano in difesa degli uomini, in quanto queste voci dovrebbero mettere in forse tutto il castello di carte creato nell’ultimo secolo attorno a questo argomento dalle femministe. Inoltre bisognerebbe accettare molte realtà oggi quasi completamente dimenticate e cancellate, riguardanti la diversità di genere.

Quale uomo, infatti, potrebbe andare davanti ad un giudice per piangere e lamentarsi che la propria donna ha fatto violenza su di lui, sia fisicamente che moralmente? Quale uomo si sentirebbe di andare a lamentarsi utilizzando un ipotetico Telefono azzurro, della violenza perpetrata verso di lui dalla sua donna? Verrebbe subito squalificato come maschio incapace di difendersi di fronte ad una debole femminuccia. Eppure sappiamo che la violenza verbale e nei comportamenti è molto più presente e frequente nella donna che non nell’uomo.

Gli psichiatri e gli psicanalisti conoscono, inoltre, molto bene come la violenza verbale ferisca o uccida l’anima di chi la subisce quanto e più di quella fisica. Si tratta quindi non di maggiore aggressività e violenza maschile ma di modi diversi, anche se ugualmente gravi, di esprimere e manifestare l’animosità e lo scarso rispetto nei confronti dell’altro.

Si trascura, inoltre, di sottolineare quello che abbiamo detto in un capitolo precedente, e cioè che l’uomo diventa tanto più violento fisicamente quanto più il suo rapporto con le donne è conflittuale e non gratificante e quanto più bassa e la considerazione che le donne, ma anche la società nel suo complesso, ha verso di lui.

Pertanto si innesca un circolo vizioso: più le donne svalutano e accusano gli uomini, più questi diventano violenti, più diventano violenti, maggiore accuse vengono rivolte verso di loro e così via.

Per quanto riguarda le molestie sessuali, non si tiene in alcuna considerazione il fatto che per millenni l’approccio sessuale sia da parte della donna, ma soprattutto da parte dell’uomo, era ed è effettuato attraverso dei contatti corporei che accendono, se condivisi, il gioco della passione.

Pertanto se il maggior desiderio sessuale maschile porta i maschi ad accettare senza scandalizzarsi affatto o protestare gli approcci da qualunque donna vengano, lo stesso non avviene da parte delle donne. Inoltre, anche quando l’uomo provasse fastidio, irritazione o offesa, dagli approcci femminili, nessuno di loro sarebbe disposto a rinunciare alla propria dignità maschile, per andare ad accusare di molestie sessuali una donna in tribunale o presso un’ipotetica associazione per la difesa del maschio.

Sul problema della pedofilia, in ambito psicologico sappiamo che sono in maggioranza proprio i maschi quelli che nella loro vita si sono sentiti non rispettati sessualmente da parte di madri, sorelle, zie, amiche di famiglia, che hanno avuto nei loro riguardi atteggiamenti lascivi o provocanti. Ma sappiamo anche che, sebbene questi ragazzi o giovani siano disponibili a raccontare questi comportamenti allo psicologo e allo psicoanalista, gli stessi non sono affatto disposti a coinvolgere, degli abusi subiti, né la polizia, né i giudici d’un tribunale.

 

L’immaginario maschile.

Per quanto riguarda gli uomini ed il loro immaginario, il modo di vedere e di rapportarsi con le donne è molto vario.

Pur tuttavia, anche se per aderire al comune senso culturale, le accuse alle donne sono fatte in sordina, il passaparola presente tra i giovani ha ben altre valenze.

Questo passaparola nasce non solo da quello che viene osservato direttamente con i propri occhi, ma anche da quanto altri, attorno a loro, si affannano a sottolineare e dimostrare.

Esempi e frasi hanno spesso l’obiettivo di far conoscere al giovane che si affaccia alla vita, le manchevolezze o i difetti femminili. Tra queste persone vi è il padre, gli amici e i conoscenti maschi che si sono scottati con un rovinoso divorzio o con una vita a due turbinosa e traumatica ma, strano a dirsi, tra le persone pronte ad accusare o a far evidenziare i limiti delle ragazze e donne d’oggi, vi sono anche le madri e le zie affettuose. Queste, anche se da giovani avevano sposato il femminismo più radicale, nel momento in cui il loro figlio o nipote deve fare delle scelte delicate come quelle matrimoniali o d’un impegno “serio”, sono le prime a denunciare i difetti del loro stesso sesso nel nostro periodo storico, con la stessa acredine del più incallito maschilista.

I primi commenti su una possibile ragazza da sposare, riguardano il suo aspetto esteriore: molto spesso assolutamente trasandato, altre volte troppo sexy e provocante. Sia l’uno che l’altro non sono apprezzati dagli uomini, come non sono apprezzati dalle mamme e dalle zie dei giovani maschi, che vorrebbero giustamente vedere, in una donna d’amare e da sposare, una bellezza serena, pulita, nascosta, da scoprire. Una bellezza valorizzata da un vestito che evidenzi la femminilità e la grazia di chi l’indossa, senza lanciare messaggi provocanti. In questi commenti si sottolinea che i vestiti indossati dalle ragazze d’oggi sono o talmente informi, sporchi e sdruciti da farle somigliare più a degli scaricatori di porto che a delle leggiadre fanciulle, oppure sono indumenti che scoprono eccessivamente il corpo lasciando poco all’immaginazione.

Un’altra notazione riguarda la scarsa serietà nei comportamenti. L’uomo, ma anche i genitori e gli amici dell’uomo, si aspettano che la donna, in un gioco vecchio come il mondo, inizi con lui un cammino nel quale l’intimità sessuale proceda per piccoli graduali passi, insieme allo svolgersi d’un progetto di vita comune. Quando essi notano che le ragazze d’oggi si concedono troppo e con troppa facilità, o quando osservano con raccapriccio che addirittura sono loro stesse a fare i primi approcci e che le giovinette, per raccontare le loro “storie con altri uomini”, hanno bisogno d’una buona serata, hanno già pronto, per questo tipo di donne, un cartello con su scritto: ”Donna di facili costumi e forse un po’ stupida”. Mai sposare donne del genere, meglio farle sposare ad altri e poi approfittare delle loro grazie”.

Da mettere al bando sono pure le donne che manifestano, provocatoriamente, atteggiamenti di moderne femministe in quanto, questo tipo di donne, ha la caratteristica di mettere subito le mani avanti sul loro ruolo e sui loro compiti: “Non ti sognare che io faccia la casalinga. Non ho studiato vent’anni per fare la sguattera, la cuoca o la bambinaia”. “Non pensare di relegarmi in questa nostra noiosa città se il lavoro e lo studio dovessero richiedere di andare altrove. Né ti venga in mente che io possa seguirti, se il tuo lavoro dovesse portarti lontano. Dopo tanti sacrifici fatti per laurearmi e per specializzarmi io ci tengo al mio lavoro e non voglio essere ostacolata da nessuno”. Gli amici, i parenti ed i genitori sul busto impettito di queste donne consigliano di mettere in bella vista un cartello con su scritto:“Donna rampante dalla quale stare alla larga”. “Se mai dovessi sposare una di loro ti aspettano, oltre alla solitudine in una casa sporca, molti piatti da lavare, pavimenti da spazzare e sederini da pulire. Meglio lasciarle tranquille in compagnia del loro lavoro e dell’ufficio che tanto amano”!

Vi è poi l’esame delle qualità femminili, anzi delle loro carenze, in materie che per l’uomo sono essenziali per il benessere suo e dei suoi futuri figli. Ogni uomo vorrebbe sposare una donna ricca di virtù domestiche e materne, disposta a fare da sostenitrice affettiva e materiale della famiglia. Giacché molte donne, pur disposte verso il matrimonio, per preparare anche un semplice pasto hanno bisogno d’un buon catering o d’un veloce forno a microonde, poiché per molte di loro l’ago da cucire è uno strumento di tortura usato dalle donne d’altri tempi e giacché non sanno da che parte cominciare per stirare una camicia, anche in questo caso è consigliato al giovane di mettere su queste donne un cartello con su scritto “Donna incapace”. “Il tuo futuro sarà fatto di precotti, casa sporca, pantaloni gualciti e camice senza bottoni. Meglio cercare altrove”.

Vi è poi la “Donna lamento”. Questo tipo di donna, qualunque sia la sua condizione: non importa se ricca o povera, se sana o malata, se bella o brutta, se laureata o ignorante, utilizza buona parte del tempo trascorso in compagnia del marito per lagnarsi di tutto e di tutti, soprattutto di chi le sta più vicino. Si lamenta dei figli, sempre pronti a disordinare; delle angherie del datore di lavoro o della amiche e colleghe. Ma soprattutto, le lagnanze riguardano proprio i fidanzati, i mariti e gli uomini in generale: “Tu mi trascuri. Tu non mi porti mai a ballare”. “Tu non ti ricordi mai del mio compleanno”. “Tu sei un pantofolaio”. “Tu non mi fai sentire l’amore che dici di provare per me”. “Tu parli con le mie amiche e non con me ecc.”. Viene amorevolmente consigliato di sfuggire, più della peste, questo tipo di donne in quanto, con il loro vittimismo, sono in grado di rovinare anche le giornate più luminose, come sono capaci di rendere indigesto anche il pranzo più appetitoso.

E’ affettuosamente consigliato, inoltre, ai giovani maschi di non valutare nemmeno “La donna manager”...che guadagna quanto e più di te, che ha due lauree e qualche master mentre tu hai solo un diploma”. Sono queste donne che, già prima di mettere i piedi a terra la mattina, ti investono elencando le mille cose che hanno da fare durante la giornata. Il loro notes cartaceo, o peggio quello elettronico, è pieno di appuntamenti e d’impegni inderogabili. Correndo da un impegno all’altro, se proprio insisti, sono disponibili a trovare uno “spazietto” per te tra una colazione di lavoro e un meeting. I loro abiti ed i loro capelli acconciati in modo molto professionale e pratico, tradiscono la loro condizione di “donne in carriera”. Sono abiti, tra l’altro, che sono disposte a togliersi, ma non per farti piacere, solo la sera tardi, al rientro dall’ultima fatica. Il figlio di queste donne (spesso hanno un unico figlio), o è disposto a velocizzarsi come loro, collaborando in pieno a rendere produttivo ogni minuto della giornata, nel qual caso esse sono disposte anche ad accompagnarlo ed a riprenderlo dalla scuola, dalla palestra, dagli amichetti, dal canto, dalle lezioni di chitarra ecc. oppure, se il pargolo è indolente, sentono impellente l’obbligo di affidarlo a qualcuno che se ne occupi tutto il giorno: il marito, i nonni, le baby-sitter o l’asilo nido.

Vi è poi la “Donna angelo infangato”. Questo tipo di donna avrebbe potuto e dovuto essere puro ed immacolato ed invece ha perduto molto presto quelle caratteristiche di luminosità, purezza e candore. Data questa realtà attuale, il migliore degli atteggiamenti è quello di approfittare di ciò che ancora è in grado di offrire alle voglie maschili, come un corpo ben curato e disponibile, ma mai sposarle.

Vi sono infine “Le donne amiche e confidenti”. Molte di queste non vogliono o non sono in grado di coinvolgersi eccessivamente in rapporti amorosi e/o sessuali. I motivi sono numerosi. Spesso hanno alle spalle esperienze familiari molto traumatiche, sono figlie di genitori divorziati o di famiglie molto conflittuali. Alcune di loro sono stressate a causa dei troppi impegni lavorativi. Altre sono spaventate o fredde, nei confronti del genere maschile, a causa di problemi nevrotici o per il loro assetto ormonale. Con tutte queste donne è meglio che l’uomo si adatti ad intraprendere un rapporto fatto solo di amichevole, tenera e casta compagnia senza chiedere e senza dare nulla di più.

Le conseguenze.

Le conseguenze di questo tipo d’informazioni sui comportamenti maschili e femminili sono notevoli.

Se, per fortuna, vi è ancora un buon numero di uomini e donne che riesce a sfuggire agli stereotipi culturali vecchi e nuovi e quindi riesce a costruire, mediante il matrimonio, dei rapporti solidi e stabili fondati sulla fiducia, sul dono, sulla fedeltà e sulla comprensione reciproca, si allunga la lista dei giovani che non riescono a trovare o fanno fatica a percorrere la strada maestra, si perdono in vicoli bui e si confondono.

I comportamenti femminili.

Alcune donne, ad esempio, cercano e sperano che almeno gli uomini da loro scelti siano diversi da quelli che le madri, le sorelle e le amiche hanno sposato e che le femministe hanno descritto. Iniziano allora con questi uomini dei rapporti amorosi, con la speranza che questo iniziale legame le porti al matrimonio o almeno ad una stabile convivenza, ma, temendo di avere dai loro maschi risposte di segno negativo ai loro bisogni e alle loro aspettative, preferiscono non parlare degli argomenti tabù, come il matrimonio o la stabile convivenza. Quando poi queste donne, strette dai tempi biologici, si decidono a farlo, si accorgono che dall’altra parte non vi è alcuna intenzione di costruire una famiglia.

Altre ragazze, oggi molto numerose, vedono nella carriera, nelle affermazioni lavorative e nei rapporti amicali e sociali le gratificazioni primarie. Queste donne, pur non escludendo in un futuro, più o meno lontano, il matrimonio o un’unione stabile, nel caso dovessero incontrare, nel momento giusto e nel luogo giusto, un uomo davvero speciale che accetti tutte le loro regole ed i loro bisogni, tuttavia poco o nulla sono disposte a sacrificare: né un lavoro, né un avanzamento di carriera, né una promozione, né una routine ormai consolidata fatta di impegni lavorativi, studio, lezioni, viaggi, palestre, serate di ballo, centri benessere ecc..

Una minoranza di donne, anche questa sempre più numerosa, fin dall’inizio, stabilisce rapporti poco impegnativi che vanno dal puro sfogo sessuale, alla coppia aperta, all’amicizia speciale, alla convivenza momentanea, per sottolineare che non cercano e non vogliono essere coinvolte in un rapporto serio, stabile, con una progettualità chiara e ben definita. Queste donne si accontentano di rapporti molto labili e brevi. Rapporti che possono aver inizio dopo una serata in discoteca o dopo una cena con gli amici per poi chiudersi già nella serata o nella mattina successiva.

I comportamenti maschili.

Anche per quanto riguarda gli uomini, la gamma degli atteggiamenti e dei comportamenti è molto varia.

Intanto vi sono dei giovani uomini nei quali predomina l’immagine della donna martire dei soprusi maschili. Questi uomini, anche per fare ammenda dei comportamenti “schiavisti” dei loro progenitori, cercano in tutti i modi di avere un tipo di relazione la più possibile vicina alle richieste femminili. Essi sono disposti a cucinare, spazzare, pulire la casa, accudire i bambini, pur di far piacere alla propria donna. Sono allegri e spiritosi come le donne vogliono oggi gli uomini. Danno loro il massimo della libertà. Mai chiedono qualcosa. Mai le contrastano, per paura di essere accusati di sopraffazione e violenza. Ma questo comportamento e atteggiamento non sempre viene corrisposto adeguatamente. Molti di questi uomini soffrono per le molteplici accuse che, nonostante la grande loro disponibilità, sono loro rivolte. Alcuni, ancor peggio, si ritrovano a piangere, dopo essere stati traditi dalle consorti con uomini molto diversi da loro: rudi, aggressivi, insensibili, violenti e infedeli. E si chiedono dove hanno sbagliato.

Vi sono poi un buon numero di uomini che cercano di adattarsi, pur non credendoci, all’ineluttabilità dei cambiamenti, spinti dai mass media, dagli uomini di chiesa, dalle femministe, nonché dai sociologi. Questi, pur di trovare una soluzione possibile e praticabile, come dei bravi funamboli si barcamenano tra mille esigenze e infinite difficoltà. A volte riescono, con enormi sforzi e con immane fatica, a portare avanti un discreto progetto di famiglia, altre volte, nonostante tutti gli sforzi, anch’essi sono costretti a soccombere davanti a difficoltà insormontabili, allungando la già lunga lista delle coppie e delle famiglie che si sfaldano e si rompono.

Sono purtroppo in notevole aumento gli uomini nei quali prevale l’immagine della donna come un essere da temere, in quanto fonte di guai: legali, morali, economici, relazionali. Questi uomini cercano di avere con il genere femminile un rapporto il meno impegnativo possibile. Dalla loro bocca non uscirà mai, non dico una promessa d’eterno amore, ma neanche una richiesta di convivenza o d’un fine settimana da trascorrere insieme. Un caffè, un film, una pizza con gli amici sono il massimo per il quale sono disposti a rischiare. Questi stessi uomini, per evitare che la compagna si svegli un giorno chiedendo loro di sposarle, preferiscono intrattenere solo rapporti con donne già sposate, ma fedeli all’istituto matrimoniale e ai figli, in modo tale da essere al riparo da richieste inopportune.

Per non parlare di quegli uomini i quali, convinti che siano rare le donne che valga la pena sposare, in attesa di trovarne una che abbia i requisiti minimi per il matrimonio, dedicano le loro giornate e le loro notti al salutare ed eccitante sport della caccia. Questi uomini, per lo più giovani, ma ora anche abbastanza attempati, si armano di tutti gli accorgimenti per andare a scovare e abbattere la selvaggina femminile, utilizzando i consigli degli amici più fidati che già praticano questo sport. Poiché con le donne essi vogliono intrattenere lo stesso rapporto che vi può essere tra un cacciatore e la sua preda, essi imparano presto a riconoscere i luoghi dove questa è più numerosa e facile da catturare: piazzetta, pub, feste di amici, discoteche, navi da crociera. Questi uomini di tutte le età, conoscono a meraviglia gli strumenti di caccia più efficaci: una moto molto potente con gli accessori all’ultimo grido, un’auto sportiva unita ad un vestito particolare, qualche spinello e molto alcool per demolire le ultime difese e, per finire, un portafoglio ben fornito che permetta di elargire molti regali.

Purtroppo questi cacciatori si accorgono ben presto che l’attività venatoria non è più così entusiasmante come quella d’una volta. Spesso la vittima non solo è accondiscendente e va incontro al cacciatore ma è anch’essa amante dello stesso sport! Nonostante ciò i giovani così indottrinati, giacché la caccia è sempre aperta, sembrano avere come unico scopo di vita quello di mettere nel carniere quanta più preda possibile. Sono capaci di intrattenere rapporti amorosi e sessuali con una mezza dozzina di donne contemporaneamente e soltanto quando il tempo e le forze a disposizione non lo permettano, si fanno “scaricare” o “scaricano” qualcuna di loro per sostituirla con un’altra. Passano da una donna all’altra, come farfalle sui fiori di un prato in primavera, senza andare mai oltre un rapporto superficiale fatto di gioco, sesso, divertimento e piacere. Pertanto non si sentono affatto in colpa se, accanto alla fanciulla con la quale “stanno” in quel momento, vi è anche la loro migliore amica. Né si fanno scrupoli di uscire con Giovanna un giorno e con la sorella di questa, Luisa, il giorno dopo, mentre il giorno appresso è dedicato alla madre della ragazza appena lasciata. Alcuni riescono a fare anche meglio!

 

Risuona ancora nelle mie orecchie e nel mio cuore il drammatico racconto d’una ragazza diciottenne che da tre anni ”stava” con un giovane. Questi, mentre prima, come usano oggi i giovani, insisteva per restare nei fine settimana con lei fino al mattino, un bel giorno le chiese di tornare presto a casa in quanto lui doveva pur studiare, ogni tanto.

Qualche giorno dopo rinnovò la richiesta di tornare presto a casa ...“perché domani devo aiutare mio padre nel lavoro”, per poi, infine, rifiutare sistematicamente di ritornare all’alba, giacché i suoi non volevano più che egli tornasse a quell’ora tarda e quindi gli avevano dato un orario invalicabile: alle 22,30 doveva essere di ritorno a casa.

Mentre inizialmente lei vedeva con piacere questi comportamenti seri e responsabili, successivamente cominciò a dubitare dell’improvvisa disponibilità allo studio e all’impegno lavorativo del giovane, come cominciò a dubitare della sua onestà e correttezza. Troppo rapido era stato il cambiamento, troppo numerosi i giorni nei quali lui “sacrificava” le sue notti per studiare o per riposare ubbidendo alle intimazioni dei genitori.

Il dubbio che vi fosse un’altra o altre ragazze diventò assillante. Osservando il gruppo degli amici con i quali uscivano di solito, non trovò nulla di sospetto tranne nell’atteggiamento della sua sorellina minore, che scherzava troppo e troppo confidenzialmente con il baldo giovane. Il tarlo della gelosia cominciò a rodere ancora più dolorosamente il suo cuore. Da un lato rifiutava di credere a questo atroce sospetto, dall’altro se ne convinceva sempre più. Confidandosi con la madre, questa, dandole della “pazza gelosa”, la rassicurò al cento per cento della correttezza della sorella e del giovane, cercando di persuaderla che mai i due avrebbero fatto una cosa del genere. La ragazza però, non convinta, continuò la ricerca delle prove, fino a quando, dal cellulare della sorella, zeppo di messaggini amorosi, ebbe la certezza dell’orribile doppio tradimento: della sorella e del fidanzato. D’altronde non ci volle molto per ottenere, da entrambi, una piena confessione del misfatto. La sorella, infatti, con il probabile scopo di allontanare il più possibile la sua concorrente dal giovane, iniziò a descrivere la “loro storia”, senza tralasciare neanche i particolari più intimi: dall’amore che era sbocciato sei mesi prima tra lei e quello che avrebbe dovuto essere il futuro cognato, ai rapporti sessuali che avevano avuto e al fatto che lui accompagnava la sorella a casa alle dieci e trenta per uscire subito dopo con lei per restare fuori fino alle ore piccole.

 

Anche il giovane, messo alle strette, ammise le sue colpe sebbene, a suo dire, il rapporto con la sorella fosse da lui considerato poco importante e caratterizzato soltanto da attrazione fisica mentre i migliori e più alti sentimenti d’amore erano dedicati solo a lei. Dopo qualche settimana, poiché il risentimento verso l’ex fidanzato, verso la sorella, ma anche verso la madre accomodante, era diventato talmente intenso da sconvolgere ogni attimo della sua vita, decise di partire per il luogo più lontano possibile, per non più ritornare nella sua città, nella sua famiglia e nella sua casa. Pensò, infatti, che mai avrebbe più potuto vivere in una casa ed in una città accanto a delle persone che l’avevano tradita in modo così plateale, e che mai avrebbe potuto più guardare negli occhi la sorella con la quale, per anni, aveva intessuto un rapporto affettuoso, sapendo quello che aveva fatto e faceva con la persona a lei più cara

 

Tratto da "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore?" di E. Tribulato

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