Ruoli e responsabilità familiare

Ruoli e responsabilità familiare

 

Esaminiamo cosa comporta l’assunzione di uno stesso ruolo di responsabilità al vertice dell’istituzione familiare. In questo campo ogni indicazione data dalla storia, dalla tradizione millenaria, dal buon senso e dalle esperienze manageriali, sembra non sia servita a nulla.

Cosa comporta mettere a capo di una famiglia due persone il marito e la moglie, così com’è stato fatto in Italia da parte del nostro attuale diritto di famiglia? Per capire ciò basta pensare a quello che potrebbe succedere in una qualunque industria, ente o istituzione pubblica o privata se al posto di un capo ve ne fossero due. Basta pensare a quello che succederebbe in un’industria se, al suo vertice, vi fossero due direttori generali con le stesse prerogative e funzioni; al vertice di un governo due presidenti del consiglio o due capi di stato; o in una scuola due dirigenti o al comando di una nave due comandanti. In quest’ultimo caso un osservatore esterno vedrebbe prima i due comandanti litigare per un bel po’, mentre la nave come ubriaca arranca zigzagando sul mare, per poi colare a picco dopo essere aver fatto collisione contro qualche scogliera.

Quando la responsabilità di vertice è affidata ad una persona questa, nel momento in cui accetta tale ruolo, gode del prestigio che da tale funzione gli conferisce ma si assume più facilmente e pienamente tutte le responsabilità e gli oneri che tale ruolo comporta: “onore e oneri.” Poiché l’autorità è servizio agli altri, San Paolo   espone in maniera egregia il rapporto che dovrebbe esistere tra il marito e la moglie. Da una parte (dalla moglie verso il marito) il riconoscimento dell’autorità, dall’altra ( dal marito verso la moglie ), un  amore grande e profondo ed un sacrificio che può essere spinto fino alla morte. San Paolo, come per millenni tutti gli studiosi di problemi familiari, sapeva che in un’istituzione così complessa e delicata come quella familiare è indispensabile, per il suo funzionamento, una guida unica, come sapeva anche che autorità si coniuga con responsabilità e amore verso le persone che sottostanno a questa autorità.

Quando invece tale ruolo è affidato a due o più persone, nessuno dei due lo sente veramente e pienamente proprio, per cui è facile il disimpegno da parte di uno dei due o di entrambi. Infatti, nelle nazioni, come la nostra, dove non esiste un responsabile all’interno della famiglia la ricerca di una figura autorevole che dia regole e norme  e che le faccia applicare risulta vana. E’ più facile che si attivi uno scontro continuo a causa del modo diverso di vedere e di agire nelle varie circostanze, mentre, nello stesso tempo, diminuisce il senso di responsabilità nei confronti dei propri doveri. Come dire: “Piuttosto che litigare ogni giorno ed ogni momento per decidere cosa fare o non fare e a chi tocca fare questo o quello, è molto meglio defilarsi e cercarsi altrove uno spazio più libero e sereno.”

L’assunzione di un ruolo già coperto da un’altra figura comporta molto spesso fuga dalle responsabilità oppure gelosia, concorrenza, scontro, aggressività, competizione e quindi disistima reciproca e lotta.

Ognuno dei due, consciamente o inconsciamente, cerca di acquisire sempre più potere a scapito dell’altro. Ognuno cerca di far valere il proprio punto di vista sottomettendo quello dell’altro, ognuno cerca di delegare l’altro nelle attività più faticose o noiose.

La mediazione, utilizzando il dialogo, diventa estenuante, infinita, ed alla fine sterile. L’aggressività si accumula ogni volta che l’uno è costretto a cedere al volere dell’altro, ogni volta che l’uno è costretto ad accettare le opinioni e gli indirizzi operativi dell’altro. Tutto l’opposto dell’aiuto, del sostegno e dell’intesa reciproca, che dovrebbe caratterizzare i ruoli di marito e di moglie, di padre e di madre. “ Io direi che l’uomo e la donna sono fatti per seguire strade diverse, per quanto vicine, e non per gareggiare tra loro.” 

Le conseguenze, spesso inevitabili, sono rappresentate dapprima da liti e musi lunghi sempre più frequenti e gravi, poi dal gran numero di separazioni e di divorzi, ed infine dalla ricerca affannosa di modalità di rapporto uomo-donna diverse, più semplici e meno coinvolgenti, come la “convivenza”, “il matrimonio con scadenza prefissata”, “il matrimonio senza convivenza”, “un’affettuosa amicizia”, “un rapporto affettivo aperto”, “un compagno di vita”, “un amico speciale” o più banalmente “ uno o una con cui uscire ed andare a letto ogni tanto.”

Si cercano nuove modalità di rapporto, per evitare legami, doveri o responsabilità eccessive, ma soprattutto si cercano nuove e diverse strategie per evitare continui e dolorosi scontri ed un perenne stato di conflitto. Questo perché i fondamenti stessi dell’intesa coniugale sono stati minati alla base. Non avendo dei ruoli chiari, né più bisogno l’uno dell’altro, non avendo più fiducia nelle promesse matrimoniali, i motivi che tengono uniti un uomo ed una donna, tendono a scemare e a scomparire.

Tutto ciò avviene più raramente quando i due campi d’intervento sono diversi e complementari. Nel tanto vituperato e frettolosamente abbandonato sistema patriarcale, i poteri ed i ruoli pur avendo molti elementi di contatto, avevano una parziale ma reale divisione che permetteva ad entrambi una concreta libertà d’azione, che si coniugava con il massimo della responsabilità e dell’impegno reciproco.

 Se l’uomo scavava un pozzo per l’acqua, era la donna che la tirava su e la utilizzava al meglio per cucinare e per la pulizia personale e della casa. 

Se l’uomo spianava la terra e ci costruiva una dimora, la donna l’arredava, la rendeva accogliente, calda, pulita.

Se il proprio uomo conduceva i propri affari nella città, lei era regina nei piccoli ma fondamentali commerci che si svolgevano attorno e dentro la casa.

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Se era l’uomo a provvedere al cibo, era la donna a scegliere quello più adatto, era lei che con maestria lo preparava e cucinava nel modo più opportuno, perché si adattasse alle varie età, ai bisogni e fosse appetibile per tutti.

Se era la donna che, con le sue qualità di dialogo, riusciva a far crescere dall’interno le potenzialità del bambino, era l’uomo che sapeva indirizzarle e guidarle verso obiettivi socialmente utili.

 

 

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Se l’uomo intesseva i rapporti di tipo politico con l’amministrazione della città, la donna aveva la responsabilità della gestione altrettanto importante delle relazioni parentali, sociali e amicali. Relazioni che riguardavano innanzi tutto il rapporto con e tra i figli, poi tra questi ed il loro padre, quindi tra questi e i nonni e gli altri componenti della famiglia di origine, ed infine tra più famiglie in qualche modo legate da vincoli di parentela o stretta amicizia. Lo scopo finale era creare una rete fatta di dialogo costruttivo, d’intesa, di aiuto e sostegno reciproco, in cui sia lei che tutta la sua famiglia potesse muoversi agevolmente e fruttuosamente.

 Se era il marito che aveva l’ultima parola sugli indirizzi e le norme di comportamento sociale, il regno della donna e quindi della moglie spaziava e si allargava nella mente e nei cuori d’ogni figlio e d’ogni componente la famiglia, creando quella maturazione intellettiva e culturale, quel benessere affettivo e psicologico fondamentale per lo sviluppo e la crescita di ogni individuo umano e di ogni società civile.

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Se l’uomo si preparava e s’impegnava nel creare le difese, nell’affrontare le guerre e nel trattare la pace, era la donna che si occupava di gestire al meglio sia i momenti difficili sia quelli più tranquilli.

A lui l’impegno educativo per stimolare le capacità fisiche e morali dei figli, a lei la responsabilità di sviluppare le capacità affettive, amorose, sentimentali e di dialogo.

Il mondo degli affetti e il mondo della produzione e dei servizi.

Nel mondo femminile vi era una predominanza ed un impegno prioritario nello sviluppo degli affetti, delle relazioni e delle cure. Nel mondo maschile predominava l’impegno per la politica, la difesa, il commercio e la produzione di beni e servizi.

In definitiva l’uomo e la donna davano vita e si muovevano prevalentemente in mondi diversi: la donna nel mondo degli affetti e delle cure,  l’uomo nel mondo della produzione, del commercio e dei servizi.

 

IL MONDO DEGLI AFFETTI E DELLE CURE

•     Lo sviluppo affettivo e relazionale.
•    La gestione della casa come luogo d’incontro e di dialogo della cellula familiare;  caldo e protetto nido; culla della futura umanità.
•    L’allevamento delle prole.
•    L’arricchimento culturale della prole.
•    L’educazione dei figli.
•    La gestione della rete parentale.
•    La cura dei più piccoli e dei più deboli: anziani, malati, handicappati.

IL MONDO DELLA PRODUZIONE DEL COMMERCIO E DEI SERVIZI

 


•    Educazione alle regole e norme civili .

•    Arricchimento culturale e formativo.

•    Produzione di beni e servizi.

•    Gestione politica.

•    Commercio.

•    Creazione d’infrastrutture.

•    Difesa.

 

In tal modo i due settori di competenza, quello maschile e quello femminile, permettevano di gestire autonomamente un ampio spazio individuale. Spazio in cui potersi muovere, e da cui ricevere notevoli stimoli e gratificazioni, mentre gli attori principali dell’uno e dell’altro: l’uomo e la donna, s’incontravano nei momenti e negli spazi gestionali in cui era necessario l’aiuto e la collaborazione reciproca.

Con questa modalità ognuno dei due sessi:

•    si preparava e veniva preparato dalla rete sociale e parentale a gestire nel modo migliore possibile la realtà in cui sarebbe vissuto e avrebbe operato;

•    si attivava coerentemente e impegnava gran parte delle proprie energie educative nel preparare le future generazioni a svolgere nel migliore dei modi il proprio compito;

•    studiava e metteva in opera tutti gli accorgimenti affinché la gestione del proprio mondo fosse ottimale, difendendone i valori ed i principi indispensabili;

•    dalla società veniva responsabilizzato nel proprio settore di competenza e gratificato, confortato e rassicurato in base ai risultati conseguiti.


La figura del "pater familias" creava quel punto fermo e di riferimento per tutti. Riferimento indispensabile in ogni organizzazione, grande o piccola, che vuole essere efficiente e funzionale.

Tutto ciò portava alla complicità e complementarità, e questa facilitava di molte le intese e rendeva più stabili le unioni.

Un matrimonio è saldo, tanto più saldo quanto più le persone sono mature, responsabili e ricche di valori, ma anche quanto più è presente una reciproca interdipendenza ed una buona integrazione, quanto più l’uno trova nell’altro, ciò di cui ha bisogno, ciò che gli manca, ciò che non ha, ciò che cerca.

Un matrimonio è tanto più fragile quando più le due persone  hanno caratteristiche sessuali simili, quanto più l’uno lavora per non chiedere nulla all’altro o pensa di potere fare a meno dell’altro. Un matrimonio è tanto più fragile quando non vi è un’autorità ed una responsabilità riconosciuta ed accettata.

Per i figli vi erano due spazi diversi in cui muoversi liberamente: uno più tenero, più vibrante, più dolce, più affettivamente caldo; l’altro più deciso, più fermo, più sicuro; l’uno proiettato verso l’interno: della famiglia, degli affetti, della comunicazione, l’altro indirizzato verso l’esterno: verso la società, verso le attività. Sempre per i figli vi erano due livelli di autorità il primo più vicino, più tenero, più accettante e comprensivo, più flessibile, ed istintivo; il secondo meno emotivo, ma anche più fermo, più vincolante e lineare. L’uno e l’altro non in continuo conflitto o in opposizione ma entrambi legati da un’interazione ed un sostegno reciproco.

Si dirà che questo tipo di famiglia non era democratica, in quanto, l’ultima e definitiva decisione spettava al padre, ma guai alle istituzioni in cui la demagogia o un’astratta, vuota e falsa democrazia minano la sua funzionalità. Se l’albero si riconosce e ha valore per i suoi frutti, non si dovrebbe parlare di famiglia “democratica” o di famiglia “dittatoriale”, ma di sistema familiare che funziona e quindi porta benessere a tutti i suoi membri ed alla società, per cui assolve al ruolo che la natura gli ha dato  e di sistema familiare che non funziona, per cui tutti i suoi membri ne soffrono ma soprattutto è la società, nel suo complesso, che ne paga le conseguenze.

L’attuale sistema familiare si è rivelato fallimentare in quanto privo di molti elementi funzionali indispensabili.

 

 

Tratto dal ibro: "MONDO AFFETTIVO E MONDO ECONOMICO" DI Emidio Tribulato

 

 

 

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