Clima culturale e sociale

CLIMA CULTURALE E SOCIALE E CONFLITTUALITA'

 La reversibilità delle scelte.

Nelle società occidentali è valutata positivamente, e quindi come valore sociale, la reversibilità delle scelte, cioè la libertà di tornare sui propri passi quando una decisione si mostra troppo vincolante per un soggetto che si vuole e si pensa come assolutamente libero nelle sue relazioni sociali. Da ciò si deduce che ogni comportamento, per essere desiderato, deve essere revocabile e pertanto si deve poter tornare alla situazione di partenza.1

Inoltre, lo stesso ambiente sociale è assolutamente incurante delle conseguenze: perché i due giovani debbono legare due famiglie con obblighi morali, a motivo del proprio rapporto amoroso, mediante il fidanzamento? Molto meglio restare liberi nelle proprie scelte presentando ai familiari e alla società la persona con la quale si è intrapreso un cammino affettivo e spesso anche di completa sessualità, come “il mio ragazzo o la mia ragazza” o come “la persona con cui sto”. Perché sposarsi quando vi sono altre scelte più facilmente reversibili come le affettuose amicizie o al massimo la convivenza? Perché procreare e quindi rimanere legati per decenni agli obblighi educativi, di cura e d’assistenza? Molto meglio non avere figli e vivere spensieratamente la propria vita sessuale o amorosa.

 L’esempio genitoriale ed il clima familiare.

L’esempio dei genitori ed il clima familiare che si respira all’interno d’una casa, sono importanti nella riuscita o meno d’una futura relazione sentimentale. L’importanza aumenta se si instaura un rapporto matrimoniale. E ciò per vari motivi.

Un clima familiare teso o disturbato da frequenti e pesanti conflitti non è l’ambiente più idoneo per la crescita sana d’un bambino. La tensione e l’aggressività espresse in modo più o meno eclatante dai genitori comportano frequenti e spesso gravi sintomi psicologici di varia gravità che, inevitabilmente, si ripercuoteranno sulle future relazioni affettive dei figli rendendole più fragili, più dipendenti, più disturbate.

D’altra parte gli esempi negativi sono anche dei modelli ai quali il bambino prima e il giovane e l’adulto poi, si confanno istintivamente: “Se i miei genitori erano soliti litigare e aggredirsi è naturale ed è normale che tra coniugi i rapporti siano improntati a litigi ed aggressioni reciproche”.

Il terzo motivo riguarda l’aiuto ed il supporto da parte dei genitori nella vita matrimoniale. Questo aiuto e questo supporto sarà difficile che vengano offerti da parte di genitori che hanno condotto la loro vita in modo conflittuale. E’ molto più facile che i suggerimenti ed i consigli dati alla giovane coppia siano più di tipo distruttivo che non costruttivo.

 La differenziazione tra sfera pubblica e privata.

La nostra società tende a differenziare le sfere d’azione private come l’amore, l’amicizia, la famiglia, la scelta d’uno stile di vita, da quelle pubbliche, come il lavoro, lo studio, la partecipazione politica, l’appartenenza alla Chiesa, creando norme e valori assolutamente distinti che trovano difficoltà ad integrarsi tra loro.2

Questa differenziazione dovrebbe servire a proteggere la libertà dell’individuo dalle ingerenze esterne. In realtà, una comunità che non dà alcuna indicazione etica nella sfera delle azioni private ma si limita a gestirne solo le conseguenze, è una comunità povera e monca. Per Donati “La tendenza (da parte della società) a far prevalere un diritto liberatorio anziché sanzionatorio ha, ovviamente, come effetto un’ulteriore privatizzazione della coppia che è riconosciuta e anche incentivata nel seguire le sue proprie aspirazioni e desideri”.3

La privatizzazione delle scelte.

Privatizzazione delle scelte significa che per la società tutte le scelte individuali, di coppia e familiari sono allo stesso livello. L’unico limite è dato dall’osservanza o non delle leggi e dei regolamenti. Come dire: “Comportati come vuoi, fai le scelte che vuoi, basta che non commetta dei reati e delle infrazioni alle leggi”. La nostra società, nelle sue varie istituzioni, è diretta da un codice culturale che si rifiuta di prendere una posizione morale (questo è socialmente un bene, questo è socialmente un male), rispetto alle decisioni che riguardano la vita privata dell’individuo. Come dire “Nel pubblico prendi le decisioni seguendo le leggi imposte dalla maggioranza; nel privato comportati come vuoi”.4

Sono azioni socialmente indifferenti: avere o non rapporti prematrimoniali o mercenari; optare per il matrimonio o per la convivenza; per l’affettuosa amicizia o per il sesso libero; per la separazione o il divorzio. Queste azioni, essendo comportamenti considerati come scelte private, di individui adulti e consenzienti, si è pienamente legittimati a compierle. La nostra è una società che giudica, quindi, irrilevante ed indifferente il prendersi la responsabilità di coppia, il decidersi per il matrimonio, il costruire una famiglia pubblicamente legittimata. Che ci si sposi o non è un fatto di gusti e valori personali.5

Così come non esistono dilemmi morali per tutto ciò che riguarda la sfera privata dell’individuo, la stessa società è sempre più invasiva rispetto alle conseguenze delle stesse decisioni.

Pertanto se due ragazzi, anche giovanissimi, hanno tra loro rapporti sessuali, per lo Stato non ha alcuna importanza: “fatti loro”, ma se vogliono sposarsi o se la ragazza rimane incinta e vuole abortire, allora deve sottostare alle leggi dello Stato e dei servizi offerti dallo Stato.

E’ difficile però immaginare un consesso di cittadini che sia indifferente al danno personale che questo tipo di comportamento può avere sul futuro di questi giovani, ma soprattutto è difficile accettare che uno Stato resti indifferente alla morte d’un futuro cittadino.

Se una giovane o un giovane si lega ad un uomo o una donna sposata non ha alcuna rilevanza sociale ma se questo comportamento porta allo sfascio d’una famiglia con le consequenziali richieste di separazione o di divorzio, allora lo Stato interviene per regolamentare sia l’una che l’altra richiesta. Ma siamo certi che sia indifferente per una comunità il danno procurato alla società dalla rottura d’una famiglia?

Da un lato generare figli non è un valore socialmente condiviso, dall’altro il problema della mancanza delle nascite diventa un argomento di discussione pubblica per le gravi conseguenze sociali che questo comportamento arreca.6

Ancora una volta alcuni Stati moderni per un’errata idea di libertà hanno scelto di avere un comportamento miope e schizofrenico nei confronti del benessere degli individui, delle coppie come delle famiglie.

La quantità e la qualità del lavoro.

Tra i tanti fattori che impediscono oggi di vivere bene l’intimità ed il dialogo tra un uomo e una donna, vi è la quantità e la qualità del lavoro. In quanto il lavoro può creare un notevole coinvolgimento emotivo.7

Per Albisetti, infatti, il carrierismo, la competizione, l’ambizione personale, il desiderio di possesso e di prestigio, non hanno fatto avanzare d’un millimetro la comprensione tra le persone men che meno aiutano i rapporti d’amore,8 sia a causa dello stress dovuto alle enormi quantità d’energie utilizzate per raggiungere un posto elevato, sia per i litigi con il coniuge, privato di quel dialogo e di quelle attenzioni dei quali avrebbe diritto.

S’instaura un circolo vizioso che allontana sempre di più l’individuo da se stesso, dagli altri, dalla società.9 In particolare, nel dialogo di coppia, che dovrebbe essere un incontro, fonte di piacere, gioia, calore, le persone eccessivamente dedite al lavoro tenderanno a portare, in uno scontro distruttivo ed alienante, la stanchezza, le frustrazioni, lo svilimento, i pensieri e le ansie accumulate nella giornata.

Anche se uomini e donne hanno sempre lavorato, è il tipo di lavoro e la sua qualità che rendono difficile il dialogo e la comunione profonda. Come avere la giusta serenità per dialogare quando il lavoro non è da te gestito ma è esso che ti gestisce?

Come avere il tempo per dialogare quando il pensiero è rivolto frequentemente al tuo datore di lavoro che ha minacciato di licenziarti se non rendi abbastanza e pertanto sei costretto a portarti a casa il lavoro per terminarlo entro i termini tassativamente stabiliti?

Come dialogare serenamente con l’amore della tua vita, quando il tuo capo ti fa capire in modo chiaro e deciso che non potrai far carriera se non accetti i suoi inviti a cena, o non dimostri di essere felice quando ti propone di andare con lui in trasferta per presenziare ad un convegno che si svolge dall’altra parte della nazione?

Come dialogare serenamente quando il pensiero è rivolto ai colleghi che ti circondano di sorrisi e frasi apparentemente affettuose, mentre sottobanco sono occupati a trovare il modo per svilirti agli occhi del capo o fanno di tutto per farsi raccomandare da persone potenti per scavalcarti o prendere il posto faticosamente da te conquistato?

Come vivere bene il rapporto di coppia quando sei costretto a lottare contro la concorrenza, inseguito dagli appuntamenti, dalle riunioni che si prolungano nella notte e dalle improvvise trasferte in Italia e all’estero?

E’ difficile essere marito o moglie sorridente, madre e padre sempre disponibile e allo stesso tempo competere in carriera. Sempre alla ricerca di posizioni sociali le più gratificanti possibili e di stipendi sempre più alti.

E’ fondamentale, quindi, per la persona, ma anche per la comunità civile, una qualità di lavoro notevolmente diversa da quella attualmente presente nella nostra società. Abbiamo bisogno d’una qualità di lavoro molto più attenta ai bisogni personali e al benessere della coppia e della famiglia.

Nella scelta e nella conduzione del lavoro dovremmo assolutamente evitare di lasciare per la comunione, l’incontro e lo scambio con la persona che amiamo, i rimasugli del nostro tempo e delle nostre energie. Dovremmo, invece, ritagliare nella nostra vita d’ogni giorno o nella nostra settimana, delle ore e dei giorni da dedicare, con serenità, disponibilità ed il massimo delle nostre capacità, al dialogo e allo scambio affettivo, amoroso e sessuale.



1 PRANDINI, R., (1998), “La cultura dell’amore giovanile”, in La famiglia,187, gennaio – febbraio, p.7.

 

2 PRANDINI R., La cultura dell’amore giovanile, in La famiglia, 187, 1998, p.7.

3 DONATI P., (1995), La dinamica di coppia oggi: un approccio relazionale, in La famiglia, 170, marzo-aprile, p.13.

 

4 DONATI P., (1995), La dinamica di coppia oggi: un approccio relazionale, in La famiglia, 170, marzo-aprile, p.13.

5 PRANDINI R., La cultura dell’amore giovanile, in La famiglia, 187, 1998, p.13.

 

6 PRANDINI R., La cultura dell’amore giovanile, in La famiglia, 187, 1998, p.14.

 

7 TRIBULATO E., (2005), L’educazione negata, EDAS, Messina, p.72.

8 ALBISETTI, V., (1994), Terapia dell’amore coniugale, Paoline, Milano, p181.

 

9TRIBULATO E., (2005), L’educazione negata, EDAS, Messina, p.73.

Tratto da "Uomini e donne al bivio - Quali strade per l'amore?" di E. Tribulato

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