Sessualità e rapporti amorosi nei  soggetti con disturbi autistici

Sessualità e rapporti amorosi nei soggetti con disturbi autistici

 

I giovani con sintomi di autismo possono avere, e in realtà hanno, desideri sessuali e amorosi. Essi s’innamorano, hanno interesse nei confronti dell’altro sesso, si eccitano davanti a foto o disegni erotici, praticano la masturbazione. Tuttavia quando cercano di instaurare dei rapporti con l’altro sesso, nascono numerose e importanti difficoltà. Infatti, quando l’incontro sentimentale o sessuale avviene con i soggetti normali, a causa dei numerosi limiti e necessità di questi giovani, uno stabile rapporto amoroso è difficili e spesso impossibile, poiché la loro insicurezza, le loro stereotipie, le loro paure e ansie, i loro strani e inusuali comportamenti raramente possono essere compresi ed accettati dall’altro.[1]

Ricorda De Rosa:

Fin dalla mia prima adolescenza ho amato in modo struggente la femminilità, una dimensione da cui ero intimamente attratto, ma verso cui non avevo alcuna strategia di avvicinamento e di relazione, strategia che come già detto mi mancava in realtà verso tutto il mondo.[2]

Lo stesso autore descrive in maniera sintetica con queste parole le caratteristiche dei suoi desideri amorosi: ‹‹ Credo si possa paragonare alla condizione di un uomo innamorato e chiuso nella cella di un carcere mentre la donna amata vive fuori libera››.[3]

 Ancora De Rosa:

Durante l’adolescenza ho avuto come tutti le mie cotte, i miei amori non corrisposti ma con la sofferenza in più del non potermi relazionare con la persona amata, se non nelle mie limitatissime forme di persona autistica, forme non solo limitate ma non sempre comprensibili e a tratti inquietanti››.[4]

Morello inserisce le fantasie amorose tra le poche cose che gli procuravano gioia: ‹‹Lampi di gioia sono lo smontare manie di sequenze per anni seguite; permettere che la mia oasi chiusa sia invasa da regole altrui; sognare a occhi aperti le tante ragazze che vedo nei corridoi, nelle aule nelle strade››.[5]Tuttavia lo stesso autore  non può che ammettere le notevoli difficoltà presenti nei rapporti amorosi: ‹‹Donne e ragazze rimangono un enigma per me. Se la moneta di scambio nell’amore è il contatto emotivo molto difficile per me sarà innamorarmi››.[6]

I rifiuti che essi sono costretti a subire, quando si espongono a esprimere il loro amore oppure l’accettazione di rapporti sessuali psicologicamente dolorosi, procurano a questi giovani molta sofferenza. La Williams , ad esempio, per rendere possibili i rapporti sessuali che il suo partner richiedeva, era costretta a estraniarsi dal suo corpo, così da sentirlo totalmente separato e insensibile, mentre gli occhi fissavano il nulla e la sua mente era a migliaia di miglia da lì.[7]

Difficoltà altrettanto importanti nascono quando le profferte amorose vanno verso un soggetto con un problema diverso dall’autismo. Ad esempio, quando si vuole instaurare un rapporto amoroso con un soggetto che presenta ritardo mentale.

Può essere indicativa di queste situazioni l’esperienza di Giulia, una donna con autismo ad alto funzionamento. Questa donna, frequentando un centro nel quale erano presenti altri soggetti disabili, pur di avere una storia amorosa e una vita familiare indipendente aveva cercato una relazione e si era fidanzata con un giovane che presentava un ritardo mentale di tipo medio. La donna, desiderosa di crearsi una famiglia, non sapeva darsi pace del fatto che l’uomo del quale si sentiva fidanzata si fosse bruscamente allontanato da lei, nel momento in cui gli aveva chiesto di avere dei bambini, sposarsi e formare una famiglia. Non capiva e non riusciva ad accettare i reali motivi che il suo ragazzo cercava di farle intendere e cioè che era impossibile creare una famiglia non avendo un lavoro e un minimo di entrate economiche. In quel caso, il desiderio della donna, istintivamente molto forte ma anche irrazionale, superava di molto il buon senso del fidanzato.

Purtroppo sono incompatibili e spesso votati al fallimento, anche gli approcci e le “storie” che questi ragazzi hanno nei confronti di altre persone con le stesse problematiche. La causa più frequente di questi fallimenti riguarda la comunicazione e la gestione delle emozioni. Soprattutto riguarda la gestione della paura del contatto fisico, per non parlare di quello sessuale. Poiché i rapporti amorosi sono fatti di complessi e numerosi contatti, che coinvolgono inevitabilmente la comunicazione, i sentimenti, le emozioni e i corpi, in molti soggetti con autismo tali contatti sono difficili da accettare, ma soprattutto sono ancora più difficili da esprimere. La Williams, nella sua autobiografia, parla con dovizia di particolari dei suoi disastrosi rapporti amorosi e sessuali, che intraprendeva a volte per la necessità di avere accanto qualcuno che potesse darle assistenza e protezione, cosa che i suoi genitori non erano in grado di fare.

 L’autrice ricorda:

Durante l’anno in cui mi ero così avvicinata a Bryn (un altro giovane con autismo) non avevo mai superato la paura e il terribile senso di nervosismo che mi assaliva nel vederlo. Talvolta ciò aveva reso l’incontrarlo una tortura impossibile da tollerare. [8]

Per i due innamorati, entrambi con sintomi di autismo, era difficile anche solo guardarsi negli occhi:

Cominciai a spazzolare i capelli di Bryn. Lui comprava il pranzo e dividevamo il cibo sull’erba, sotto un albero speciale. Entrambi trovavamo estremamente difficile guardarci negli occhi e quando lo facevamo tornava la spaventosa sensazione di perdere noi stessi.[9]

La stessa difficoltà esprime Morello: ‹‹Ma la sicurezza di dover passare nel materno tocco di mani estranei mi terrorizza, così sono costretto nel mio zitto autistico vaso di Pandora››. [10]

Poiché questi giovani potranno instaurare e mantenere dei solidi legami sentimentali e sessuali o anche crearsi una famiglia, soltanto quando avranno conquistato la libertà dalle ansie e dalle paure e buone capacità sociali e relazionali, è preferibile che i genitori e la società s’impegnino a diminuire e se possibile eliminare il loro grave malessere interiore, utilizzando una terapia affettivo - relazionale mediante la tecnica del Gioco Libero Autogestito, piuttosto che cercare di dar loro la possibilità d’incontri sentimentali o sessuali con il rischio di provocare soltanto altre frustrazioni e sofferenze.

 
 
 


[1] Williams D. (2013), Nessuno in nessun luogo, Roma, Armando Editore, p. 77.

[2] De Rosa F. (2014), Quello che non ho mai detto, Cinisello Balsamo, San Paolo, p. 61.

[3] De Rosa F. (2014), Quello che non ho mai detto, Cinisello Balsamo, San Paolo, p. 62.

[4] De Rosa F. (2014), Quello che non ho mai detto, Cinisello Balsamo, San Paolo, p. 62

[5] Morello P. C. (2016), Macchia, autobiografia di un autistico, Milano, Salani editore, p. 145.

[6] Morello P. C. (2016), Macchia, autobiografia di un autistico, Milano, Salani editore, p. 177

[7] Williams D. (2013), Nessuno in nessun luogo, Roma, Armando Editore,

[8] Williams D. (2013), Nessuno in nessun luogo, Roma, Armando Editore, p. 118.

[9] Williams D. (2013), Nessuno in nessun luogo, Roma, Armando Editore, p. 118.

[10] Morello P. C. (2016), Macchia, autobiografia di un autistico, Milano, Salani editore, p. 160.

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