Due genitori permettono un migliore sviluppo armonico del bambino.

Due genitori permettono un migliore sviluppo armonico del bambino.

I motivi sono tanti:

1) L’essere umano, data la sua complessità, ha bisogno per un suo sano sviluppo di entrambi i genitori

L’essere umano è l’organismo più complesso che noi conosciamo. Le notevoli possibilità presenti nel linguaggio e nell’intelligenza, la sua ricca e variegata vita sociale e relazionale, la sua cultura, non possono essere sviluppate e realizzate senza l’intervento di più esseri umani, ognuno con un suo compito specifico. La madre, proprio perché portatrice di qualità particolari di tipo femminile, ha la possibilità di far crescere nel bambino, maschio o femmina che sia, quelle caratteristiche comunicative, affettive, emotive e relazionali, proprie del genio femminile, che sono indispensabili al nuovo essere umano. Mentre un padre, se è stato educato e si adopera in senso maschile, aggiungerà al patrimonio materno le sue caratteristiche virili: la forza e il coraggio; la razionalità e la coerenza; la linearità e la fermezza. Qualità queste che sono altrettanto utili sia ai maschietti sia alle femminucce.

2) In due si affrontano meglio i momenti difficili

Il periodo della gravidanza, e poi del parto, è spesso contrassegnato da momenti difficili, per cause organiche e psicologiche, poiché il corpo e la mente della donna sono messi a dura prova dai numerosi e complessi adattamenti, indispensabili per ben accogliere la nuova vita che si sta formando. Soprattutto l’equilibrio interiore della madre può essere turbato a causa della maggiore fragilità emotiva, dall’ansia e dalle paure che possono sorgere nel suo animo, nel momento in cui è costretta ad affrontare questa nuova, sconvolgente esperienza e le varie difficoltà e problemi che possono sopravvenire nel corso dei nove mesi. Le sue ansie, su come procederà la gravidanza e le sue paure: di un bambino malformato, di un parto prematuro, della morte del feto, della sua morte, risulteranno notevolmente attenuate se, accanto a questa donna, vi sarà un uomo, padre del bambino, legato a lei da stabili vincoli sociali e di amore, capace di esserle vicino e di rassicurarla.

La certezza di non essere sola in quei momenti e nei possibili frangenti che potrebbero coinvolgerla, rende la donna più serena e sicura. E questa serenità e sicurezza inevitabilmente sarà trasmessa al bambino che porta in grembo. Ma anche dopo il parto, un’eventuale sindrome depressiva può meglio essere prevenuta, affrontata e superata, se vi è la presenza di un uomo che la sappia sostenere e confortare.

Anche successivamente, quando bisognerà affrontare i tanti problemi materiali, sociali ed educativi, è essenziale per i figli la presenza di due genitori stabilmente uniti da un vincolo sociale e affettivo. Ci accorgiamo di ciò soprattutto quando questo legame non esiste. In questi casi è frequente osservare l’uomo e la donna annaspare, insicuri e scoraggiati, ogni volta che sono costretti ad affrontare un nuovo difficile evento o problema.

La coppia è essenziale come strumento di socializzazione

È la coppia che dà concreto e vivente esempio di come si gestisce un rapporto interpersonale che è fatto di accettazione dell’altro, per quello che è e non per quello che si pretende che sia, ed è sempre la coppia che permette di evidenziare la bellezza del servizio reciproco dell’uno verso l’altro. È il vivere in coppia che può permettere di dimostrare al bambino come si possa condurre una vita comunitaria, organizzata non su supporti gerarchici, ma su una parità integrativa. È la coppia che abitua il bambino ad uscire dal suo Io per costruire il noi (Moro, C.A.).[1

3) La vita interiore del bambino necessita di due figure genitoriali

Il bambino, fin dalla nascita, ha, nei confronti dei genitori, ma anche del mondo che lo circonda, sentimenti contrastanti. Se ottiene dalla persona che lo cura e che gli sta accanto quanto desiderato in quel momento: costante attenzione, tenerezza, piacere e soddisfacimento dei suoi bisogni, egli prova amore verso questa persona. Egli è lieto di quest’amore e gode di questo sentimento positivo che appaga il suo animo e riempie il suo cuore di serenità e sicurezza. Ma se quella stessa persona, in un dato momento, per un motivo qualunque: malattie fisiche, disturbi psichici, problemi lavorativi o sociali, non è più in sintonia con lui per cui lo rimprovera, lo contrasta nei suoi desideri o non l’accontenta, così come dovrebbe, questa persona assume l’aspetto di un essere cattivo, per cui nei suoi confronti è facile che egli provi risentimento e, a volte, desiderio di allontanamento, morte e distruzione. Ciò lo spinge a cercare comprensione e attenzione altrove.

In questi casi, se accanto alla sua mamma vi è un padre disponibile e capace di accoglienza e cura, la sua tristezza si placa, la sua fame di gioia si sazia, il suo cuore si rasserena ed è più facile, per questo bambino, recuperare l’equilibrio interiore che è andato momentaneamente in crisi. Cosicché permane in lui una buona fiducia, apertura e vitalità interiore che lo incoraggia ad aprirsi e a rimanere in fiducioso contatto con gli altri e con il mondo. Ma se ciò non gli è possibile, in quanto accanto alla madre non vi è un padre, non vi è un uomo legato a lui da vincoli di sangue e di amore, che possa accogliere e soddisfare i suoi bisogni, rimane intrappolato nei suoi desideri e pensieri negativi e conflittuali.

In questi casi, distruggere o odiare consciamente o inconsciamente la persona che in quel momento gli appare cattiva, è come distruggere e odiare l’unica fonte di amore, piacere e cure a sua disposizione, per cui è come distruggere e odiare sé stesso ed il mondo.

In tali condizioni il bambino proverà a trovare, all’esterno della famiglia o nel proprio Io, l’elemento “buono”. I limiti di questa possibile strategia e difesa sono evidenti in quanto non sempre, all’esterno della sua famiglia, vi sono persone affidabili, costantemente disponibili, presenti e a lui strettamente legate da vincoli d’amore e quindi vi è il reale rischio di avere altre delusioni che accentueranno la sua rabbia ed il suo pessimismo. Tra l’altro può essere contemporaneamente invischiato dai sensi di colpa verso il proprio genitore, poiché la ricerca di un amore al di fuori della sua famiglia può essere vissuta come un tradimento verso la persona che, fino a quel momento, ha avuto cura di lui.

L’altra possibilità: il chiudersi in sé stesso, cercando nell’intimità del proprio Io l’elemento consolatore buono, lo costringe a rinunciare al sentimento di fiducia e apertura verso gli esseri umani e verso il mondo e ciò, inevitabilmente, porterà una notevole riduzione della spinta vitale e sociale e quindi lo costringerà alla solitudine che non potrà che accentuare il suo malessere.

Per Bettelheim B.:

‹‹Questo dimostra, ancora una volta, come sia importante per il bambino avere vicino i due genitori, in modo che, quando i rapporti con l’uno sono turbati, egli possa trovare conforto nelle reazioni, fondamentalmente diverse, dall’altro, così da controbilanciare la negatività del primo genitore››.[2]

4) Anche la funzione educativa risulta più semplice quando sono presenti due genitori

Secondo l’ultima ricerca dell’Istat, nel 2021 ci sono stati circa 3,8 milioni di famiglie monoparentali in Italia. Questo rappresenta un aumento significativo rispetto al 2011, quando erano circa 2,65 milioni. In particolare, le famiglie monoparentali guidate da madri sole sono aumentate del 35,5%, passando da circa 2,65 milioni a 3,67 milioni. Anche le famiglie monoparentali guidate da padri soli sono aumentate, passando da 462.626 nel 2011 a 855.049 nel 2021.

Quando sono presenti due genitori è più facile che nella funzione educativa si stabilisca un gioco di squadra nel quale ognuno dei due assume su di sé un compito specifico, mentre è sostenuto e aiutato dal compagno. Sapere di poter contare su un altro dà sicurezza e serenità, allontana i dubbi, le perplessità e le paure, per cui il risultato sarà sicuramente migliore che non pensando o pretendendo di assumere su di sé entrambi i ruoli ed entrambi i compiti. Pertanto, un genitore solo rischia di oscillare, nella quotidiana attività educativa, da un comportamento troppo rigido ad uno troppo permissivo, senza riuscire a trovare il giusto equilibrio, giacché è attanagliato dal dubbio e dall’incertezza di non fare ciò che più e meglio serve nei confronti del figlio. La mancanza d’aiuto e di sostegno lo rende facilmente ansioso, timoroso ed insicuro. Il genitore solo è privo, inoltre, della possibilità di mediazione nei confronti dei figli. Cosa questa che solo la presenza di un altro può permettere.

Oggi purtroppo questa esigenza viene sempre di più sottovalutata a causa della falsa, maggiore sicurezza sulle proprie capacità economiche, fisiche e psichiche, ma anche a causa dell’eccessiva e mal riposta fiducia nei confronti dei servizi sociali che dovrebbero accompagnare la persona sola lungo il corso della sua esistenza. Questi servizi per i minori spesso apportano delle false sicurezze, in quanto non hanno, per loro natura, nessuna delle caratteristiche necessarie ad un compito educativo primario. Compito educativo che necessita di essere sostenuto da un legame affettivo stabile, responsabile e continuo nel tempo.

5) Un solo genitore corre il rischio di un rapporto inglobante.

Inoltre, spesso un genitore che svolge il suo difficile compito in solitudine, rischia di essere coinvolto in un rapporto con i figli eccessivamente inglobante, con conseguente attaccamento ansioso o morboso. A sua volta questo patologico attaccamento, nonché la gelosia del proprio primato e del riconoscimento affettivo, rischia, nel tempo, di limitare o impedire alla prole i normali investimenti affettivi ed amorosi al di fuori della sua famiglia.

6) Due genitori hanno la possibilità di affrontare meglio le necessità economiche

Infine, non vi è dubbio che di solito quando è solo un genitore a guidare una famiglia, spesso le condizioni economiche sono più ristrette e precarie in quanto, pur restando quasi invariate le spese generali, le entrate economiche risultano dimezzate.

Tratto dal libro di Emidio Tribulato “Prevenire la chiusura autistica”. 
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[1] Moro, C.A., “Diritti del minore e diritti degli adulti: uno scontro insolubile?”, La famiglia, n°166, anno XXVIII, luglio agosto, 1994, p. 22.

[2] Bettelheim B., (1987), Un genitore quasi perfetto, Milano, Giangiacomo Feltrinelli editore, p.204.