Il manifesto sull’autismo di neuropsichiatri, pedagogisti e filosofi che chiede un cambio di rotta nelle diagnosi.

Il manifesto sull’autismo di neuropsichiatri, pedagogisti e filosofi che chiede un cambio di rotta nelle diagnosi.

Come specialisti impegnati da decenni nel campo delle patologie e delle difficoltà evolutive dei minori sentiamo la necessità e l’urgenza di rendere noto alle autorità sanitarie e all’opinione pubblica la pericolosa situazione che regna nel campo della diagnosi e cura del disturbo dello spettro autistico.

In particolare, vorremmo che ci si soffermasse sull’enfasi che viene data alle diagnosi sempre più precoci: ogni bambino che presenta delle difficoltà evolutive, che potrebbero essere transitorie se affrontate con opportuni interventi sul bambino stesso e sul suo contesto famigliare, viene subito segnalato dalle scuole, forse troppo coinvolte in queste prassi, come sospetto di autismo e la famiglia invitata, talora con forti pressioni, a rivolgersi a centri specializzati per avviare le cure necessarie. 

Cure che non sempre tengono in considerazione il mondo affettivo-relazionale del bambino e i suoi bisogni più veri e profondi. Gli effetti di tutto ciò, insieme alle informazioni a senso unico che dilagano sulla stampa e su internet, stanno creando gravi disagi ai bambini e alle famiglie fra le quali si diffonde la fobia dell’autismo che spesso porta a sovvertire l’ambiente familiare e talora può giungere a gravi estremi.

Consideriamo i dati epidemiologici e scientifici internazionali riguardo alla diagnosi, alla prognosi e alle terapie prevalenti.

Secondo la letteratura scientifica internazionale, l’epidemiologia dell’autismo ha dato riscontri molto diversi dai primi anni d’identificazione della sindrome autistica ad oggi. Le diagnosi di autismo, rivelano le statistiche, sono aumentate negli ultimi anni di circa duecento volte: dal valore di 5 su 10.000 degli anni ‘90 al valore attuale che negli Usa è di 260/10000 e in Italia di 129/10000. Una crescita che sembra inarrestabile. Molti esperti sostengono che tali dati non sarebbero veritieri, ma falsati dai cambiamenti introdotti nelle modalità diagnostiche che oggi si fondano prevalentemente su test comportamentali che, a fronte di sintomi del tutto similari, non sono attualmente in grado di operare una diagnosi differenziale tale da evidenziare in molti casi la prevalenza di problematiche comunicative, pedagogiche e relazionali in famiglia. Lo dimostra il fatto che nei Paesi che usano altri criteri e metodi diagnostici clinici, e non solo testistici, i valori di prevalenza sono nettamente inferiori (vedi dati bibliografici).Semolte diagnosi risultano affrettate e superficiali, di conseguenza le indicazioni terapeutiche consigliate divengono problematiche. Molti bambini sembrano subire già ora trattamenti con effetti collaterali negativi[1],[2],[3],[4],[5],[6].

Riguardo alle cause, alla prognosi e alle terapie, malgrado il DSM 5 non affermi che l’autismo sia un disturbo su basi genetiche, si è imposta, e non viene contrastata, la convinzione, ormai universalmente diffusa (purtroppo anche tra i genitori), che l’autismo sia inguaribile, in quanto sindrome genetica, e che potrebbe soltanto essere mitigato da interventi abilitativi e rieducativi che insegnino al bambino le abilità utili ad adattarsi alla società estinguendo i comportamenti problematici.  Secondo le nostre personali esperienze, attualmente sono invece disponibili interventi che, pur non trascurando i sintomi e gli aspetti funzionali specifici e avvalendosi della piena collaborazione dei genitori, tengono nel massimo conto il contesto pedagogico, funzionale e comunicativo dell’ambiente, i sentimenti, le emozioni e i bisogni affettivi dei bambini. Tali interventi spesso aiutano questi bambini a rimpadronirsi del loro percorso evolutivo.

Riflessioni sulla marcata variabilità della frequenza dell’autismo evidenziata nella nota di chiusura

A differenza dell’autismo, nelle patologie da causa genetica (Down, Sotos, Rett) la frequenza, nel corso dei decenni, tende a rimanere abbastanza stabile. Per contro, sono molteplici le cause che possono determinare il disturbo della comunicazione tra bambino e ambiente, pertanto risulta evidente che il metodo di valutazione influenza la variabile del risultato. 

Pertanto

A nostro avviso si rivela necessario e urgente un ripensamento che permetta di chiarire gli interventi diagnostici e terapeutici nell’ambito infantile (in particolare nei primi 5 anni di vita), al fine di non correre il rischio di una evoluzione negativa nelle età successive e pertanto anche nell’età adulta.

Ci rivolgiamo quindi alle autorità sanitarie, alle associazioni scientifiche e al Ministero della Salute per avviare un lavoro di ripensamento approfondito della situazione e dell’organizzazione dei servizi per l’assistenza all’infanzia che tenga in considerazione le ricerche in ambito mondiale.

Riteniamo doveroso informare l’opinione pubblica di questa situazione e proponiamo a colleghi e persone interessate di firmare questo appello-manifesto.

Firme

Prof. Michele Zappella Neuropsichiatra Infantile

Dr. Gianmaria Benedetti, Neuropsichiatra Infantile

Prof. Roberto Carlo Russo, Pediatra, Neuropsichiatra Infantile

Dr. Emidio Tribulato, Psicologo, Neuropsichiatra Infantile

Dr. Daniele Novara, Pedagogista

Dr.ssa Valeria Mazza, Psicologa

Dr. Marco Macciò, Filosofo


[1] Benedetti G. (2020), La bolla dell’autismo, Self-Publishing.

[2] Macciò M, Zani M. (a cura di) (2018) Emersioni dall’area autistica. Edizioni Magi, Roma.

[3] Novara D. (2017) Non è colpa dei bambini. Rizzoli-Bur.

[4] Russo R.C. (2018) Psicomotricità. Nuovo approccio valutativo globale: terapia psicomotoria, sostegno genitoriale, collaborazione sociale. Casa Editrice Ambrosiana, Milano.

[5] Tribulato E, (2020), Bambini da liberare – Una sfida all’autismo, Centro Studi Logos – Messina – Self-Publishing.

[6] Zappella M. (2021) Bambini con l’etichetta. Feltrinelli