Autore: Dottor Emidio Tribulato
Dieci consigli per aiutare i vostri figli
ad abbandonare la chiusura autistica
Carissimi genitori.
Queste note sono dedicate a voi e ai vostri figli e hanno lo scopo di aiutarvi ad effettuare, quanto meglio e rapidamente possibile, quel percorso affettivo-relazionale che potrà permettere ai vostri piccoli di abbandonare, come una cosa assolutamente inutile, anzi molto dannosa, la chiusura verso gli altri e il mondo fuori di loro, che si erano imposti in un momento della loro giovanissima vita.
Conosco molto bene lo sgomento e l’ansia provata da tutti voi, nel momento in cui un vostro figlio ha ricevuto una diagnosi di questo tipo. Allo stesso modo conosco lo sbigottimento da voi avvertito quando, navigando su Internet, avete avuto, da sia il sospetto della presenza di questo tipo di problematiche nel vostro bambino che l’errato assioma sulla cronicità e quindi sulla impossibilità di guarigione da questa patologia.
Tuttavia, se sarete disposti a mettervi in gioco e a coinvolgervi, giorno per giorno, nel relazionarvi in maniera adeguata ai bisogni di vostro figlio, sarete voi stessi a smentire queste diffuse affermazioni, riguardanti la cronicità di questa patologia, e ancor più, l’asserita presenza di elementi genetici che renderebbero questi bambini irreversibilmente “neurodiversi” dai loro coetanei e dagli altri esseri umani.
Molto spesso vi sarete chiesto cosa è successo?
È successo che vostro figlio, in un certo momento della sua giovane vita, spinto da uno o più eventi o situazioni particolarmente stressanti o traumatiche, delle quali molto probabilmente non avete avuto alcuna colpa o responsabilità, ha pensato di difendersi dalla eccessiva ansia e tensione, provata in quei momenti, utilizzando una delle difese più arcaiche e immature, presenti nella psiche umana: la chiusura in sé stessi. Il vostro piccolo non avrebbe mai potuto immaginare che questa chiusura gli avrebbe creato così tanti problemi, poiché avrebbe impedito alla sua fragile e immatura personalità di crescere e svilupparsi normalmente. Inoltre, questo isolarsi dal mondo esterno, crescendo senza poter utilizzare le relazioni con le figure più importanti per ogni essere umano: i propri genitori, non pensava che lo avrebbe lasciato preda di numerose emozioni negative, come l’ansia, le paura, la tristezza, e soprattutto la diffidenza e la sfiducia verso gli altri e il mondo. Tutto ciò perché, il suo sviluppo psicologico, bloccato ad un’età molto precoce, non aveva ancora fatto in tempo a costruire delle efficienti difese psicologiche, adeguate nel gestire gli sgradevoli avvenimenti e percezioni interne ed esterne a lui.