Ambiente eccessivamente pignolo e perfezionista

 Ambiente eccessivamente pignolo e perfezionista

 

Emidio Tribulato

 

 

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda il disordine, vi sono delle persone che vivono tranquillamente in mezzo alla confusione e al caos, che loro definiscono “ordine sparso”, senza fare una piega, quasi senza accorgersi dello scompiglio che è loro intorno. La loro stanza somiglia ad un mercatino dell’usato. Sulla loro scrivania non vi è un centimetro libero su cui posare una matita, mentre i libri, i quaderni, le squadrette ma anche i fazzoletti, più o meno usati, i telefonini, le foto, le cicche di sigarette e molto altro ancora, sono ammucchiati alla rinfusa e scivolano o fanno capolino da tutte le parti.

Vi sono invece altre persone che non sopportano il ben che minimo disordine. Queste, definite pignole o perfezioniste, pongono la massima attenzione ai dettagli, alle regole, alle liste, all’ordine, alla perfetta organizzazione della propria vita. Se guardano una scrivania, nulla sfugge ai loro occhi attenti: né un granello di polvere, né tanto meno un libro o dei fogli fuori posto. Quando fanno visita alle case degli amici, sono capaci, mentre sono seduti a tavola per mangiare, di alzarsi, chiedendo naturalmente il permesso al capo famiglia, per sistemare il quadro che hanno di fronte, in quanto hanno notato, e ciò li fa soffrire, essere leggermente spostato a destra o a sinistra rispetto alla verticale. Le loro matite sono sempre perfettamente temperate. Sui mobili di casa vi sono pochi soprammobili e tutti con il centrino sotto. Quando a questi oggettini è stata assegnata una certa posizione, quella devono mantenere per anni. Vanno incontro a guai la consorte o la colf se osano spostarli di qualche centimetro o cambiarne l’orientamento.

 

 

Queste personalità si caratterizzano quindi per la preoccupazione ed il bisogno eccessivo di ordine, perfezione, controllo mentale e interpersonale, con conseguente scarsa flessibilità e apertura.

Inutile dire che nel loro lavoro gli sbagli non sono ammessi. Tutto quello in cui si applicano deve essere perfetto. Per questo motivo possono essere anche dei buoni e attenti lavoratori anche se l’eccesso di perfezione è a scapito di un buon rendimento complessivo. Queste persone trascurano lo svago e le amicizie e sono rigidi nei loro comportamenti, con testardaggine portano avanti le loro idee e i loro progetti, non sono mai soddisfatti di se stessi e degli altri. E così se fanno spesso autocritica, per cui non riescono a non pensare agli errori che hanno commesso, nello stesso tempo non riescono ad evitare di criticare e correggere continuamente i figli, l’altro coniuge o, se insegnanti, gli alunni, i loro genitori ed i colleghi, per tutto quello che questi non fanno o non fanno bene come dovrebbero.

I perfezionisti insistono nella stessa attività molto dopo che gli altri hanno smesso. Poiché hanno l’attitudine a primeggiare, pianificano ogni cosa in modo tale da non essere sottoposti ad eventuali critiche, ma finiscono per avere risultati peggiori degli altri in quanto essendo il “meglio nemico del bene”, dedicano molto più tempo del necessario alle attività che intraprendono, per cui sono costretti a rinviare le scadenze. Alla fine la loro produttività risulta minore di quella dei colleghi. Inoltre, poiché non riescono a fare tutto e bene si demoralizzano facilmente e rischiano di avere un calo di autostima e pericolosi sbalzi d’umore.

L’incontro di queste persone con i bambini, specie se piccoli, quando esse hanno il ruolo di genitori, nonni, zii, ma anche insegnanti o educatori in genere, non è dei più felici e ciò, nonostante i bambini, per loro natura, siano dei tradizionalisti. Essi si sentono sicuri solo se nella giornata non vi sono troppe novità; vogliono andare a letto sempre con lo stesso rituale. Quando si alzano desiderano che sia la stessa persona ad accudirli nelle pulizie. Quando è l’ora della pappa vogliono mangiare accompagnandosi sempre con la stessa persona e gli stessi oggetti. Molti bambini hanno un biberon o una loro tazza per il latte preferita, che non vogliono si cambi anche se vecchia e sbeccata. Pertanto, amano che le cose si ripetano allo stesso modo. Pur tuttavia gli stessi bimbi, in altri momenti della giornata vogliono godere della massima libertà. Amano e godono nel mettere tutto in disordine e pertanto spargono per terra i giocattoli come il contadino sparge i semi sulla terra appena arata. Spesso, quando mangiano, per la gioia del cane e del gatto di casa, il cibo si trova ammucchiato a terra, sotto il tavolo o sulla loro sedia. Alcuni pezzi di mela o di pasta non è raro ritrovarli nella parte opposta del tavolo, se non sui muri o tra i capelli loro e degli altri commensali. Per non parlare degli orari. I bambini vivono le ore della giornata così come li vivevano gli uomini delle caverne, quando il tempo veniva scandito in modo grossolano dal moto del sole, della luna e da alcune fondamentali funzioni: alzarsi, cacciare, lavorare, mangiare, dormire.

Se la ricerca di perfezione non è eccessiva, per cui queste persone accettano benevolmente anche un certo numero di errori e di imperfezioni, la loro vita e quella degli altri scorre abbastanza bene. Anzi, sia loro sia i minori ad essi affidati ottengono buoni risultati. Se invece la ricerca di perfezione è eccessiva, e quindi patologica, i loro figli e/o i minori che si trovano in contatto con loro, sono soggetti a continui, pesanti stress, a causa dei numerosi rimbrotti, delle innumerevoli accuse e lamentele, degli eccessivi, esasperanti distinguo.

Non vi è dubbio che l’impatto di un tipo di personalità eccessivamente precisa, ordinata, pignola sull’educazione, la cura e la relazione, porti molta sofferenza ai piccoli. Poiché, ad esempio, sono sacri gli appuntamenti per i controlli periodici, è impossibile pensare che i figli non prendano o non assumano il farmaco prescritto all’ora decisa dal medico. Il loro peso dovrà essere in linea con i dettati della scienza più avanzata e aggiornata. Quando il bambino è piccolo l’uso della bilancia è continuo. Per evitare l’ansia questo strumento deve dare, almeno settimanalmente, il responso prescritto dal pediatra. Lo stesso dicasi per quanto riguarda il rito del bagnetto, che deve avvenire sempre ad una certa ora, mentre la temperatura dell’acqua deve essere esattamente quella ideale. Quando il bambino è più grandetto i contrasti tra il pargolo, per sua natura un po’ pasticcione e pigro in molti momenti della giornata e un padre, una madre o dei nonni perfezionisti, non possono non sfociare in continui, stressanti suggerimenti: “Ricordati che devi ordinare tutti i tuoi giocattoli”. “Mancano quindici minuti al momento in cui dobbiamo uscire di casa per entrare in macchina e andare a scuola”, e poi… “Mancano dieci minuti, otto minuti...” e così via in un can down preciso quanto ossessivo ed esasperante. Se il pediatra ha consigliato nella dieta cinquanta grammi di pastina a pranzo, è quasi un crimine pensare che ne possa mangiare un grammo in meno o in più. Lo stesso avviene per la pulizia: “Ti sei lavato i denti?” Se il bambino non risponde o non corre a lavarsi i denti, questa frase sarà ripetuta fino alla noia e all’esasperazione. Non parliamo poi dello svolgersi delle funzioni fisiologiche. Se il pupo ritarda a dare ogni giorno il suo solido e poco profumato bisognino, questi genitori o familiari vanno in crisi e cercano subito un blando lassativo per rimediare alla disattenzione dell’intestino!

Soffrono questi minori affidati alle loro cure in quanto lo spazio sia fisico sia psicologico nel quale possono muoversi è eccessivamente limitante. La scarsa autostima e la paura di sbagliare attanaglia questi bambini, mentre viene ad essere scoraggiata l’autonomia personale per la scarsa fiducia che questi genitori e familiari hanno negli altri, visti come coloro che non riescono a fare mai le cose nel modo giusto e nei tempi giusti. L’altro coniuge ed i figli sentono di vivere costretti dentro un binario dal quale non possono sfuggire per percorrere strade, almeno in parte, diverse. Questi genitori spesso impongono ai figli e all’altro coniuge il loro stile perfezionistico per cui vogliono che il bambino faccia tutto e bene, in quanto il suo valore è determinato dal successo che ottiene a scuola, come nello sport. Non accettando gli sbagli ogni sbaglio diventa una tragedia!

La sofferenza provocata dal loro comportamento al coniuge e ai figli, ha difficoltà ad arrivare alla coscienza del genitore perfezionista, in quanto il disagio che essi provano se non intervengono è maggiore e più acuto di quello che immaginano possano provocare agli altri. Per fortuna, quando alcuni di questi adulti perfezionisti sono seguiti costantemente, pur soffrendo interiormente, riescono ad accettare il fatto che almeno in alcune situazioni, è necessario vivere con lo stile dei bambini e non con quello dei loro genitori.

 In alcuni casi da parte dei figli si può avere una reazione aggressiva e gravemente disturbante, inizialmente nei confronti del mondo esterno e poi anche nei confronti dei loro genitori e delle loro famiglie. Il caso che riportiamo ne è un esempio.

Il figlio della maga

La nostra équipe di neuropsichiatria infantile era stata chiamata d’urgenza dalla preside di una piccola scuola elementare del nostro circondario, per il caso di Tommy, un bambino descritto come “terribile”, in quanto da giorni metteva a soqquadro tutta la scuola, impedendo di fare lezione. A questa richiesta da pronto soccorso, non potevamo che rispondere rapidamente, recandoci nella scuola disastrata. In questa, poiché non esisteva un ambulatorio medico, fummo costretti a raccogliere le informazioni necessarie seduti davanti ad un tavolo sistemato alla fine di un lungo corridoio, sul quale davano le varie aule. Appena arrivati fummo circondati dalle insegnanti e dai bidelli che non vedevano l’ora di informarci delle ultime monellerie del piccolo Tommy: un bambino di sei anni con un comportamento irrequieto, instabile e distruttivo. Questo comportamento si manifestava scappando dalla sua classe, inseguito, dapprima dalla sua maestra, alla quale ben presto, per darle man forte, si aggregavano altre insegnanti ed il personale ATA. Il bambino si divertiva ad entrare in tutte le classi allo scopo di scaraventare a terra, al suo passaggio, le sedie, i libri, e le cartelle dei compagni. Altro suo svago preferito era quello di prendere nelle sue scorribande dal tavolo degli altri alunni, tutte le matite che riusciva ad arraffare per poi romperle e lanciarle contro gli inseguitori. Non avevamo neanche finito di ascoltare una benché piccola parte delle malefatte del piccolo Tommy, che la scena alla quale insegnanti e bidelli erano consueti assistere giornalmente, si presentò davanti ai nostri occhi. Come conferma di quanto ascoltato, un bambino bello, biondo, con gli occhi azzurri, più alto rispetto ai suoi coetanei, uscì dalla sua aula, ridendo di gusto, mentre dietro di lui cominciò subito a formarsi un corteo di inseguitori che cercavano di riprenderlo. Questo bambino, a mano a mano che usciva dalle varie classi, teneva in alto come trofeo, il bottino appena arraffato, che poi scaraventava contro gli insegnanti e i bidelli, i quali si trovavano investiti da penne, quadernoni, libri e soprattutto spezzoni di matite.

Poiché per completare l’anamnesi avevamo bisogno di parlare con i suoi genitori, tutto il personale, trafelato dal tanto correre, fu felice di indicarci la casa dove viveva il piccolo Tommy. Casa che era proprio vicino alla scuola. Ci avvertirono, però, che la madre era la maga della zona, a sua volta figlia di un mago famoso e quindi di non meravigliarci, dato anche il carattere del figlio, di quello che, eventualmente, avremmo visto e incontrato nella sua casa. Avendo già verificato abbastanza delle prodezze di Tommy, eravamo ansiosi di conoscere i genitori, ma anche la casa dove questo novello “Ivan il terribile” viveva e si allenava alle sue gesta distruttive. Suonato alla porta, ci accolse una gentile, giovane signora che ci fece subito accomodare in salotto. La sorpresa fu grande. Non solo la signora che ci aveva accolto non aveva l’aspetto di una strega, ma anche la sua casa non somigliava affatto a quella catapecchia piena di gufi, serpenti impagliati e pipistrelli svolazzanti, che era presente nel nostro immaginario. Per di più non vi era alcun segno o traccia sulle pareti o a terra, degli esiti della distruzione operata dal terribile figlio. La casa era arredata bene e con gusto moderno. Non mancavano sulle mensole e dentro le apposite vetrine, numerosi fragili ninnoli di cristallo. Vasi decorati si trovavano poggiati su delicate colonnine di alabastro le quali, a sua volta, erano poggiate su un pavimento di marmo lucidato a specchio. No! Non era proprio la casa che ci si può aspettare da una maga e per giunta madre di un rampollo del genere di quello che avevamo appena lasciato a scuola. Non potevamo, a questo punto, esimerci dal chiedere se veramente lei era la madre di Tommy e se quella era veramente la casa che lui abitava giornalmente. La giovane donna ci guardò stupita di quella richiesta: “Certo che sono sua madre e che questa è la sua casa”. “Certo che lui abita qui e che qui fa i suoi compiti”, rispose.

A questo punto dobbiamo confessare che l’immagine che ci balenò davanti agli occhi fu quella di un bambino recluso nella sua stanzetta, forse anche strettamente legato o incatenato a qualche anello infisso nella parete, allo scopo di evitare di distruggere la sua splendida e ordinata dimora! Chiedemmo allora di vedere la sua stanza. Ma anche lì, incredibilmente, regnava un ordine perfetto ed una pulizia sovrana. I trenini, le macchinine ed i pupazzetti erano tutti ben allineati sulle mensole. Disegnato sul folto tappeto arancione, al centro della stanza, ci guardava solo un orsetto sorridente; non vi era un solo pezzetto di carta, né una matita inavvertitamente dimenticata a terra. Tutto era perfettamente lindo e rassettato. Non ricordavo di avere mai visto una stanza così. Soprattutto non ricordavo di avere mai visto così la stanza dei miei figli!

La madre, notando il nostro stupore, ci confermò che lei era un tipo molto ordinato e che ci teneva a che, anche il suo unico figlio, lo fosse altrettanto, per cui se a scuola Tommy si comportava in quel modo, le uniche responsabili erano le maestre che lasciavano i bambini a briglia sciolta e non li sapevano educare.

 Non è escluso che la diagnosi fatta dalla madre, in linea di principio, potesse essere corretta ma, mettendo insieme anche altri elementi, fummo più propensi a pensare che il piccolo Tommy fosse vittima di un eccesso di ordine da parte di una madre troppo perfettina e che, se questo ambiente troppo limitante, in alcuni minori ed in alcuni ambienti comporta un controllo eccessivo dell’esuberanze di un bambino, in altri casi o in altri ambienti, soprattutto quando le condizioni lo permettono, può stimolare un comportamento opposto, fatto tra l’altro di instabilità, distruttività e scarsa aderenza alle norme e alle regole comuni.

Le ossessioni e le compulsioni

Abbiamo parlato di un ambiente che subisce l’influenza di una personalità troppo amante della perfezione. D’altro tenore, e molto più invalidante, è l’ambiente influenzato dai soggetti affetti da una vera e propria patologia rappresentata dalla sindrome ossessiva - compulsiva. La prevalenza di questo disturbo in tutto l’arco della vita è del 2-2,4% [1].

Le ossessioni sono pensieri e immagini angoscianti e ripetitivi che l’individuo spesso realizza essere senza senso ma che non riesce a scacciare dalla mente. Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi che la persona si sente costretta a compiere per alleviare l’ansia provocata dai pensieri ossessivi.

I comportamenti ossessivi si manifestano spesso in mille piccole “manie”, ad esempio, il lavarsi le mani più volte, il bisogno di controllare ripetutamente se il portone di casa o il rubinetto del gas è aperto o chiuso, se il freno a mano dell’auto è stato ben inserito ecc. Queste “manie” fanno soffrire chi ne è affetto e nello stesso tempo rendono la vita difficile, se non impossibile, alle persone che vivono insieme a loro.

 Le persone affette da tali problematiche, per diminuire la loro ansia angosciante si sentono costrette a compiere ripetutamente, a volte fino allo sfinimento, una o più azioni fisiche o mentali, i “rituali ossessivi”. La paura dello sporco le può portare, ad esempio, a lavarsi le mani continuamente e a sterilizzare la casa con una miriade di detersivi. La paura di eventuali disgrazie le può spingere a ripetere determinate formule mentali o gesti scaramantici.

La vita di questi soggetti è notevolmente limitata da queste operazioni che devono effettuare, in quanto questi rituali, nel tempo, si fanno sempre più complessi, elaborati e lunghi. Gli stress e le frustrazioni, che queste persone fanno subire ai minori siano essi figli o alunni sono notevoli e difficilmente gestibili dall’Io del bambino. In questi casi non bastano sicuramente i consigli; per questi adulti sono necessari immediati ed adeguati interventi terapeutici.

Tratto dal libro di Emidio Tribulato "Il bambino e l'ambiente" -(Volume unico)

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[1] Kaplan, H.I., Sadock B. j., (1993), Manuale di psichiatria, Napoli,  Edises, p. 452.

 

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