Influenza del mondo affettivo sulla vita relazionale e sociale

Influenza del mondo affettivo sulla vita relazionale e sociale

 

I sentimenti e le emozioni positive o negative dei quali può essere portatore il bambino, influenzano l’essere umano per tutta la vita.

1.      Sarà sicuramente influenzato il modo di vivere le amicizie.

Più facili, più sincere e durature le amicizie di bambini, giovani e adulti che hanno vissuto bene e pienamente il rapporto con i propri genitori e familiari e che hanno avuto una vita affettiva ricca e calda, rispetto a quelli che invece hanno sofferto di una carenza di stimoli affettivi o hanno subito relazioni fredde, patologiche o disturbate.

2.      Sarà influenzato l’apprendimento.

Tutti gli apprendimenti, scolastici e non, richiedono una buona serenità interiore in quanto sia l’attenzione che i processi di memorizzazione avvengono correttamente quando la persona vive in armonia, serenità e pace con se stessa e con gli altri. Non avvengono o avvengono in maniera abnorme quando la persona è in preda all’ansia, alle paure, o ha una personalità affettivamente povera. Ragione ed emozioni non sono separate. La chiave dell’intelligenza e dello sviluppo mentale sta nelle prime relazioni e nelle prime esperienze emotive, vissute attraverso l’eccitante reciprocità con la madre e non sono rappresentate da capacità isolate. Greenspan afferma: “Abbiamo scoperto che le capacità più elevate della mente umana, come l’intelligenza, la moralità e il senso di sé, hanno inaspettate origini comuni”.

Analizzando i primi stadi dello sviluppo della mente “si è visto che ciascuno stadio richiede una serie di esperienze fondamentali e specifiche” [1]e sottili scambi emotivi. Non è l’intelletto a dominare la passione ed i sentimenti ma al contrario.

Anche per Morin ”c’è una relazione stretta fra intelligenza e affettività: la facoltà di ragionare può essere ridotta, se non distrutta, da un deficit di emozione; l’affievolimento della capacità emozionale può anche essere all’origine di comportamenti irrazionali e, per certi versi, la capacità emozionale è indispensabile alla messa in opera di comportamenti razionali.”[2]

3.      Saranno influenzate le capacità nella comunicazione.

Le capacità nella comunicazione sono notevolmente influenzate dal benessere o malessere psicologico. Queste capacità vengono limitate, bloccate o destrutturate fino al mutismo elettivo, alla dissociazione e all’autismo, quando i vissuti interiori sono più o meno gravemente disturbati. Alcuni bambini si chiudono nel loro mutismo elettivo quando il loro Io fragile ed insicuro non riesce a padroneggiare la paura dell’ambiente estraneo.

Francesca, ad esempio, riusciva a comunicare solo tra le mura domestiche e solo con i familiari più stretti: papà, mamma, sorelle, mentre non solo il linguaggio ma ogni comunicazione anche non verbale diventava impossibile quando a piedi o in macchina andava per la strada, ma anche a scuola, come nei negozi o negli uffici. Il suo mutismo elettivo era talmente grave che anche in casa, se qualcuno dei suoi familiari alzava la cornetta del telefono o apriva la porta o la finestra, Francesca bloccava automaticamente qualunque tipo di comunicazione e si chiudeva in un silenzio assoluto. Questo importante disturbo, per fortuna, non le impediva di frequentare le scuole in quanto, per iscritto, riusciva a rispondere correttamente in tutte le materie, tranne quando le venivano fatte delle domande che toccavano anche lontanamente la sua vita personale o sociale. Anche in questo caso non rispondeva e, successivamente, diventava molto più attenta e sospettosa nei confronti di chi temeva volesse infrangere la sua riservatezza.

 Non è meno grave la situazione di alcuni bambini ed adulti logorroici nei quali il disturbo nella comunicazione si manifesta con un’eccessiva verbosità mentre viene sacrificata la capacità di ascolto e la comprensione profonda dell’altro. In queste persone, che parlano tanto ma non sanno ascoltare, vi è uno scollamento tra sé e gli altri, tra i propri bisogni ed i bisogni e le necessità degli altri e quindi difficilmente potranno essere dei buoni genitori, dei buoni coniugi, ma anche nel campo lavorativo avranno notevoli difficoltà e limiti.

4.      Sarà influenzata la capacità di voler bene e di amare.

Molte persone che arrivano all’età adulta con una grande fame affettiva, se sono a volte in grado di provare istintive ed immediate passioni, come il piacere sessuale o l’emozione dell’innamoramento, hanno invece notevoli difficoltà a vivere pienamente l’amore e la cura verso l’altro. Il loro cuore affamato di calore e affetto non è in grado di donare ciò che non ha o non ha ricevuto sufficientemente. Spesso, inoltre, l’aggressività più o meno latente, con la quale vivono il rapporto con se stessi, gli altri ed il mondo, li porta a dei comportamenti arroganti e distruttivi. Con difficoltà potranno esprimere e realizzare il ruolo di padre o di madre. Con difficoltà potranno vivere coerentemente nella vita di coppia la fedeltà. Con difficoltà potranno gestire una relazione seria ed impegnativa, anche perché, la soluzione degli inevitabili conflitti richiede serenità e controllo, che loro non possiedono.

5.      Sarà influenzato il comportamento.

Non solo l’instabilità e la distraibilità ma anche l’aggressività e gli altri disturbi del comportamento come l’impulsività, l’irritabilità, gli atteggiamenti provocatori e ostili, la litigiosità, la suscettibilità e scontrosità, spesso nascono da una vita affettiva carente sul piano della qualità o della quantità.

6.      Saranno influenzate le capacità nella socializzazione, nell’integrazione e nell’autonomia.

 L’ampliamento del mondo affettivo relazionale avviene per gradi, ma in ogni caso nasce dapprima nell’animo del bambino e dopo, e soltanto dopo, si realizza e concretizza con atteggiamenti esteriori.

Spesso si dice, in maniera almeno in parte impropria, che il bambino per poter socializzare ha bisogno dei compagnetti della scuola. In realtà il bambino acquista la possibilità di socializzare con gli estranei, solo se ha vissuto in maniera serena e soddisfacente il rapporto con le figure familiari. E’ solo la bontà di questo rapporto e la serenità dell’ambiente di vita nel quale è vissuto che gli renderanno possibile aprire il proprio animo, il proprio interesse e la propria attenzione costruttiva anche agli estranei. Non solo quindi è inutile, ma è altresì controproducente, tentare di far avanzare un bambino ad un livello di socializzazione più maturo se questa capacità non si è già sviluppata nel suo animo. “L’autonomia ha una gradualità che solo il bambino conosce e dipende dalla sicurezza che gli è venuta dalle risposte della madre date nei tempi e nei modi giusti.”[3] Questo concetto di ampliamento di una capacità, ci è chiaro in alcune funzioni umane, ma non riusciamo spesso a comprenderlo ed ampliarlo come si dovrebbe a tutte le funzioni. Nessuno si sognerebbe, ad esempio, di dar da mangiare delle bistecche ad un bambino che ancora non è in grado di mangiare la pastina. Nessuno si sognerebbe di costringere un bambino a salire delle scale, quando ancora non sa camminare, o peggio non sa stare in piedi, ma poi pretendiamo che il bambino, che non ha ancora acquisito una buona maturità affettiva e relazionale ed una buona integrazione con i genitori e gli altri familiari, “socializzi” con insegnanti e altri bambini a lui estranei.

7.      Saranno influenzate le sue capacità nell’autonomia personale e sociale.

Anche se iscritte nei geni, le fasi dell’autonomia personale e sociale si attuano, e diventano realtà, non solo se qualcuno le stimola e le aiuta a svilupparsi, ma anche e soprattutto se il bambino avverte, attorno a sé e dentro di sé, serenità, sicurezza e appagamento. Egli mangia, si lava, si veste autonomamente, non solo quando le sue capacità intellettive e motorie glielo permettono ma anche quando il suo animo ed il suo cuore sono sereni. Se molto turbato o disturbato egli cercherà ancora l’aiuto degli altri, anche in presenza di buone capacità intellettive e motorie, perché permangono in lui il desiderio ed il bisogno di accudimento.

8.      Saranno influenzate le capacità lavorative.

Per pensare o per impegnarsi in qualunque lavoro, sia ripetitivo ma soprattutto creativo, il benessere psicologico ed affettivo è fondamentale. Se la nostra anima e il nostro cuore sono turbati da ansie, preoccupazioni o peggio dalla tristezza e dalla depressione, le capacità lavorative si ridurranno notevolmente fin quasi ad azzerarsi, oppure si presenteranno in modo altalenante: a volte la stessa persona produce cento, altre volte dieci.

Ricordo a questo proposito la pressante richiesta di una signora depressa la quale mi descriveva la sua condizione angosciante in questi termini: “Quando mi sveglio, la mattina, non mi sento molto male, perché sono a letto, tranquilla, ma poi con il passare dei minuti e delle ore, la mia ansia aumenta sempre di più. Quasi tutti i lavori di casa li fa mia figlia che abita con me, mentre mio marito fa la spesa e provvede agli impegni esterni alla famiglia: andare in banca, pagare le bollette ecc. Purtroppo mia figlia, che lavora fuori casa, vuole che io all’ora di pranzo riempia la pentola e la metta sul fuoco poco prima che lei e mio marito si ritirino, in modo tale da risparmiare tempo. Ma io, dottore, mentre sono a letto durante tutta la mattina penso a questa cosa che dovrò fare e che mi pesa tanto fare. Penso e mi angoscio sempre di più, a quando dovrò alzarmi, riempire quella maledetta pentola e metterla sul fuoco, Non può dire a mia figlia o a mio marito di farlo loro questo lavoro quando tornano a casa?”

Molte persone che passano per fannulloni, inconcludenti o distratti, sempre con la testa fra le nuvole o che mettono a rischio la loro vita e quella degli altri sul lavoro, sono persone con problemi psicologici. Sono persone il cui mondo affettivo è più o meno gravemente turbato o disturbato.


[1] S.GREENSPAN, B. LIEFF BENDERLY, L’intelligenza del cuore, Mondadori, Milano, 1998, p3.

[2] E. MORIN, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Raffaello Cortina, Milano, 2001, p.19.

[3] G. V. BARTOLO, “L’amore che fa crescere il figlio”, in Famiglia oggi, 2003, 2, p. 25.

 

 

Tratto dal libro: "MONDO AFFETTIVO E MONDO ECONOMICO" DI Emidio Tribulato

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