Il ruolo dell'ambiente educativo

Il ruolo dell'ambiente educativo

 

Per ambiente educativo s’intende quell’insieme di fattori ed elementi che, senza l’intervento preordinato degli educatori, direttamente o indirettamente agiscono sull’affettività, sulla psiche, sui comportamenti degli esseri umani, sia durante l’età evolutiva sia negli adulti.

 Per le piante, ad esempio, il contadino o il giardiniere può rappresentare bene la figura dell’educatore, poiché queste persone hanno il ruolo specifico di aiutare i vegetali nella loro crescita e nello sviluppo, mentre gli elementi ambientali si possono ricercare nella terra in cui la pianta vive, nel clima, nell’aria, ma anche negli altri animali e vegetali compreso l’uomo che con essi interagiscono.

 Per l’essere umano, l’ambiente educativo è formato dall’ambiente inanimato in cui l’individuo vive: la casa, la città, la regione; esso però è soprattutto caratterizzato dal rapporto con gli altri esseri viventi come animali, piante e soprattutto altri uomini. Il contatto diretto o indiretto con questi ultimi, anche mediante il prodotto del loro ingegno, della loro fantasia e dei loro sentimenti, agisce, e non potrebbe essere diversamente, in maniera positiva o negativa sia sulle nostre idee e convinzioni sia sui vissuti di ognuno di noi e quindi sui comportamenti.

Il primo ambiente in cui il bambino si trova a vivere è la sua casa. Attorno e accanto ai nostri figli dovremmo costruire abitazioni in cui questi possano muoversi liberamente, in cui non vi siano troppi ostacoli, pericoli, limitazioni. Ambienti liberi da fronzoli e da oggetti delicati o costosi che limitano notevolmente l’immaginazione e la fantasia.

La casa dovrebbe essere, nella vita del bambino, un caldo nido che permetta di studiare, dormire, mangiare, dialogare e relazionarsi positivamente con i fratelli ed i genitori. Accanto ad una casa, attorno ad una casa, vicino ad una casa, dovrebbero esserci spazi verdi per i giochi, per l’incontro con i compagni, per l'avventura. Spazi in cui il bambino possa sentirsi libero. Spazi in cui trovare semplici oggetti e con questi giocare insieme a dei coetanei, potendo così liberare la fantasia e la voglia di costruire e scoprire. Spazi ricchi d’elementi naturali quindi per scoprire, giocare, ma anche per inventare e sognare. Teniamo presente che i cuccioli dell’uomo e gli uomini stessi sono stati in contatto diretto con le piante, i fiumi, gli altri animali per milioni d’anni. Ecco perché secondo i più moderni studi il contatto con la natura ci libera dall’ansia, dalla depressione, stimola la fantasia, dà nuova energia a grandi e piccini. Quando copriamo d’asfalto e di cemento un prato riempiamo forse il nostro portafoglio ma nel contempo impoveriamo, sicuramente, il nostro cuore e la nostra mente.

Gli spazi liberi dovrebbero essere preferiti a quelli chiusi, delimitati, in cui è rilevante un'attività costruita e indirizzata da parte di adulti e di istruttori. Quindi, un pezzo di terreno in cui il bambino possa muoversi liberamente è preferibile ad una palestra super accessoriata, che sarà bensì pulita, disinfettata, piena di attrezzi e di giochi costosi, ma che non lascia libero sfogo alla libertà e alla fantasia personale.

Oggi invece i nostri figli vivono per molte ore della loro giornata in ambienti artificiali strutturati ed organizzati dagli adulti, la casa, spazi per fare palestra, nuoto, sport, attività sociali, mentre sono rari gli ambienti naturali in cui correre liberamente, per scoprire la natura, le piante e gli animali, per poi inventare con pietre, pezzi di legno e oggetti semplici ed umili, avventure ed imprese fantastiche.

L’ambiente educativo in cui vi è un'impronta umana fatta di pensieri, idee, tradizioni, è rappresentato in primo luogo dai mass- media, ma anche dalle istituzioni: politiche, sociali, religiose che, con le leggi, i regolamenti, le parole e soprattutto con i comportamenti, inviano continui messaggi che sono ricevuti, interpretati e vissuti più o meno intensamente dalla mente e dall’animo degli altri esseri umani.

Non si può misconoscere impunemente il ruolo dell’ambiente educativo sullo sviluppo e sui comportamenti sia dei minori sia degli adulti; né ci si può deresponsabilizzare di un compito che è stato sempre preminente nello sviluppo delle società, relegando l’attività educativa solo agli educatori propriamente detti. Ciò essenzialmente per due motivi:

1.    Il peso del ruolo educativo dei genitori, della famiglia, degli insegnanti e degli altri educatori, che è notevole quando il bambino è piccolo, viene integrato dagli elementi pedagogici che provengono dal tessuto sociale in cui egli vive e si relaziona. Per tale motivo le parole, i consigli, le indicazioni, le esortazioni dei genitori, progressivamente si sommano, ma in alcuni casi vengono sostituiti dalle parole, dai comportamenti, dagli atteggiamenti che il ragazzo e poi il giovane incontra nella sua vita: giornali, libri, Tv, internet, videogiochi ecc..

2.    Il ruolo degli educatori, propriamente detti, viene protetto, valorizzato, aiutato e sostenuto dall’ambiente sociale, così come, al contrario, il loro compito viene reso difficile, improbo, svilito o addirittura reso nullo, da un ambiente diseducativo, indifferente od ostile ai principi e alle problematiche pedagogiche. Quando, infatti, società, famiglia e scuola hanno un comune progetto, uno stesso stile di vita, delle medesime prospettive, allora i bambini ed i giovani trovano nella coerenza, più facilmente strade e prospettive chiare e positive per la società; se invece agli indirizzi educativi della famiglia si contrappongono mille messaggi che sviano, confondono o sviliscono il loro compito allora, come ognuno di noi può toccare con mano, i giovani, ma anche gli adulti, vivono nella confusione, nel disordine, nell’apatia, nella disillusione. 

Se è tutta la società, o almeno la maggior parte di essa, a dare chiare e nette indicazioni positive, il ruolo degli educatori è enormemente facilitato, in caso contrario il loro compito è reso veramente difficile e, come conseguenza, le fughe e le rinunzie non sono l’eccezione ma diventano la regola.

Purtroppo questo non è ben compreso.  Si pensa di confinare l’attività educativa nelle case, nelle scuole e nelle chiese, mentre tutt’intorno a queste isole, vive, vegeta e si diffonde un mare inquinato, aggressivo, violento, che scuote queste istituzioni dalle fondamenta e che si insinua inesorabilmente in esse, portando anche al loro interno scombussolamento, marasma e degradazione. Quando poi, fatti eclatanti, dovuti a comportamenti abnormi di bambini e di giovani che distruggono, aggrediscono, rapinano e a volte uccidono, scuotono il pubblico ed i lettori anestetizzati dagli schermi della TV o dei computer, allora e solo allora si ripropone per qualche settimana, ma purtroppo inutilmente, il problema dell’ambiente educativo.

 Tratto dal libro di E. Tribulato "L'educazione negata" Edizioni E.D.A.S.

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