Genitori permissivi

Genitori permissivi

 

Come un forte vento che spira, a volte verso una direzione, altre volte nella direzione opposta, piegando al suo passaggio tutto ciò che incontra, come un fuoco che rapidamente dilaga sui monti, nel permissivismo come nell’autoritarismo sono coinvolti non solo singoli individui o piccoli gruppi sociali, ma spesso, questi atteggiamenti tendono ad interessare vari strati sociali o addirittura intere popolazioni, comprese le strutture politiche, amministrative e religiose. 
Il motivo di ciò è difficile da comprendere se non si accetta il fatto che l’essere umano è coinvolto, per sua natura, da atteggiamenti e comportamenti contrapposti che in qualche modo rompono o sono divaricanti rispetto ad un recente passato, sottovalutando, dimenticando o cancellando insegnamenti ed esperienze più lontane.  


In una società che assume un’impronta permissiva, le regole e le leggi gradualmente assumono contorni e soprattutto applicazioni particolari con ampliamento a dismisura della sfera delle libertà individuali.
In tale contesto i regolamenti e le leggi diventano sempre più comprensivi dei bisogni e delle necessità dei singoli, a scapito dei bisogni collettivi, quali quelli della famiglia, dei figli, della società.
In altre società come in quella italiana, pur essendo vigenti leggi molto severe, queste sono interpretate con molta comprensione e molta liberalità. La loro applicazione non avviene o avviene solo saltuariamente come nei casi più gravi ed eclatanti, mentre in quelli che non danno scandalo o immediata preoccupazione sociale, le norme vengono raggirate o molto edulcorate. 
Ciò spesso avviene o si diffonde gradualmente in tutti i settori e livelli amministrativi, ma anche nella sfera religiosa e morale: dalla famiglia, alla scuola; dall’esercito alle chiese, dal parlamento alla giustizia.  Per tale motivo gli atteggiamenti dei superiori o dei responsabili assumono caratteri di eccessiva comprensione, tolleranza, flessibilità, indulgenza, condiscendenza. 
Chiudere un occhio o entrambi diventa la norma. Capire chi sbaglia, chi pecca, chi commette un crimine o un'inosservanza della legge o dei regolamenti, diventa bontà, magnanimità, virtù. Certi particolari sono rivelatori di questo clima di benevolenza e di condiscendenza eccessiva.

Ad esempio nelle nostre scuole superiori e da qualche tempo anche nelle scuole medie, è invalso l’uso della “vacanza – sciopero” o della “ vacanza – occupazione.” Cioè delle vacanze sostenute da motivazioni molto spesso così labili e pretestuose che i giovani stessi che attuano quello che è chiamato impropriamente “sciopero od occupazione” non le conoscono o non ci credono affatto; eppure in giorni canonici come il sabato, in quelli che permettono di fare lunghi ponti o nei giorni in cui è più conveniente “riposarsi” dopo altre precedenti vacanze, lo “sciopero” è là pronto per essere utilizzato allungando i giorni di vacanza, per permettere di effettuare la settimana corta o semplicemente per impedire il pericolo di interrogazioni o l’ascolto di noiose lezioni. In queste occasioni molti docenti e autorità scolastiche assumono degli atteggiamenti a dir poco ambigui, per non dire di piena complicità creando dei presupposti diseducativi di cui solo pochi avvertono la valenza. Per tali motivi:

a)    il numero dei giorni di scuola e quindi di formazione si riduce notevolmente con grave danno alla cultura e alla formazione di intere generazioni.
b)    si alimenta nei giovani il sentimento di onnipotenza: “Siamo noi che decidiamo quando fare o non fare il nostro dovere”;
c)    si educa alla fuga dalle responsabilità, dal sacrificio e dagli impegni;
d)    si introduce tra educatori ed educandi una complicità perversa che riguarda gli impegni e i doveri reciproci: “ Io ti permetto di non fare lezione, tu mi permetti di fare vacanza”, con conseguente perdita di autorevolezza e stima nei confronti degli educatori e degli adulti in genere.

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Un altro tra i numerosissimi esempi che potremmo fare si ritrova nelle nostre chiese. Fino a qualche decennio fa i confessionali erano pieni di penitenti, ma le comunioni erano scarse rispetto ai frequentatori della S. Messa in quanto l’accostarsi alla comunione comportava la consapevolezza del peccato e l’importanza della sua purificazione mediante la confessione e la promessa di non commetterlo più. Attualmente avviene il contrario: i confessionali sono vuoti, ma le persone che si sentono in grazia di Dio e quindi fanno la comunione sono moltissime. 

Ci chiediamo: “Ci si sentiva forse troppo indegni e peccatori allora, per cui ci si accostava alla comunione con gran timore e responsabilità sui propri comportamenti, oppure ci si sente più puri, più santi, o comunque si avverte la divinità più disponibile al perdono e all’accoglienza, oggi?”
In altri casi invece, come nella società americana attuale, le leggi e la repressione hanno un andamento schizofrenico, in nome della libertà individuale vengono accettati comportamenti personali e collettivi ad alto rischio o chiaramente lesivi della personalità dei minori, nel contempo i reati più gravi vengono severamente puniti. 

Come dire:“Tu fin da piccolo puoi essere sottoposto a migliaia di stimoli alla violenza, alla sopraffazione, all’odio, e alla distruzione da parte della TV, dei giornali, dei videogiochi, dei film. Fin da piccolo puoi subire i traumi più pesanti e disturbanti nati dalla “libertà” degli educatori: separazioni, divorzi, allontanamento da uno o entrambi i genitori, aggressività familiare, carenze affettive ed educative, piccoli e grandi traumi da parte dei coetanei, degli adulti che girano per casa, “ nuovi fidanzati” di papà e mamma, nuovi amanti, giochi d’adulti. 

Chiudo un occhio e non oso punirti se dici le parolacce, se sei aggressivo o strafottente con i genitori e con i professori e gli altri adulti. Non m’interessa se nel tuo cuore attecchiscono al posto dei valori dell’amore, della tolleranza, dell’affetto, della disponibilità i disvalori diffusi nella nostra società: potere, denaro, sesso, arroganza.

Sono comprensivo e pronto a capirti se fai uso d’alcool o di droga. Puoi benissimo comprare tutte le armi che vuoi e diventare sempre più bravo nel colpire una sagoma umana al cuore, o nel frequentare delle palestre che t’insegnano a colpire e colpire forte l’avversario, ma, se uccidi in uno scatto d’ira una persona antipatica o aggressiva con la pistola nuova che papà e mamma ti hanno regalato per Natale, diventi un criminale degno della pena capitale.”
E’ un disegno e un percorso ideologico perverso, che inserisce pene severissime per atti gravi, mentre è permissivo per le piccole mancanze che però sono il presupposto e preparano quelle gravi. Soprattutto questo tipo d’atteggiamento, falsamente liberale, non riesce a creare un clima educativo e formativo, solido, serio, stabile, con una visione ampia e profonda della realtà interiore del bambino e del giovane. 
La logica perversa si fonda sull’assunto, errato, che è la volontà dell’essere umano che guida in definitiva ogni sua azione, mentre le influenze ambientali hanno scarso valore. Sappiamo, per contro, che ciò è vero solo parzialmente, poiché la volontà è spesso piegata nel bene e nel male dai vissuti interiori fatti di valori, norme, esperienze, paure, ansie, depressione ecc.. 

                             
            
 CARATTERISTICHE DEI GENITORI PERMISSIVI

•    Viziano i figli.
•    Non si fanno rispettare da loro.
•    Fanno spesso appello alla coscienza, al giudizio e alla capacità di scelta dei figli.
•    Credono eccessivamente nelle capacità educative dell’esperienza.
•    Giustificano ampiamente se stessi e sono molto tolleranti nei riguardi dei comportamenti dei figli.
•    Dicono rari e timidi “no”.
•    Fanno molte minacce ma raramente le attuano.

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Viziano i figli.  
 
Viziare un figlio significa essere eccessivamente indulgenti di fronte alle sue richieste, concedendogli su richiesta o, altre volte, anticipando i suoi desideri, molto di più di quanto non gli serva in quel momento per la sua crescita, evitandogli ogni difficoltà e ogni sacrificio.
In altri casi non è solo un problema di quantità, ma anche di qualità, giacché al figlio sono concesse delle cose e delle esperienze che non gli sono per nulla utili perché premature o fuorvianti, o lesive della sua personalità, ma, poiché sono da lui cercate e desiderate, o comunque poiché sono “comuni e di moda”, diventa quasi un obbligo offrirle.  
Si possono fare molti esempi: ai bambini piacciono e sono molto utili i giocattoli, ma regalar loro continuamente o eccessivamente significa farli utilizzare male, giacché essi non hanno il tempo di scoprire tutte le loro potenzialità. Soprattutto significa spegnere in loro il piacere del desiderio, del sogno, dell’attesa, dell’evento tanto più bello quanto più raro e agognato.
Ai giovani piace stare tra loro in gruppo; ma ciò è utile solo ad a condizione che sia un gruppo formato da persone sane, che il tempo trascorso nel gruppo non sia eccessivo e sia alternato da un tempo almeno altrettanto lungo trascorso con gli adulti: poiché però è “usanza” che i giovani stiano sempre insieme, ci si adegua senza tenere conto degli aspetti limitanti e pericolosi di tale pratica. 

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Non si fanno rispettare dai figli.

 Il rispetto nasce da molti elementi, dalle qualità della persona, dalle sue virtù, maturità, autorevolezza; ma nasce anche dal ruolo e dal modo di porsi nei confronti dei figli: se ci si pone come amici, con caratteristiche vicine all’età dell’educando per il piacere di sentirsi giovane tra i giovani o per una visione distorta del ruolo genitoriale, il rispetto dei figli diventa minimo o scompare del tutto. Per cui i genitori saranno trattati e maltrattati come se fossero dei coetanei scocciatori e seccatori.

Fanno spesso appello alla coscienza, al giudizio, alla capacità di scelta dei figli.

Che i genitori gradualmente e tenendo in giusto conto e valore l’età dei figli, la loro capacità di gestione, la loro maturità, l’ambiente con cui vengono in contatto, facciano appello alla loro coscienza, al loro giudizio e capacità di scelta è non solo un bene, ma elemento essenziale nell’educazione. I genitori autoritari che tendono a svalutare molto tutti questi elementi nel figlio, assumendoli in prima persona, impediscono o soffocano queste potenzialità. 

Purtroppo i genitori permissivi cadono nell’errore opposto: supponendo nel figlio capacità di giudizio, di coscienza, e d’uso della volontà superiori a quelli realmente possedute, per cui pretendono da loro delle responsabilità eccessive che non sono in grado di gestire adeguatamente; anche in questo caso è un problema di criterio ed equilibrio, piuttosto che di scelte radicali tra libertà individuale e controllo da parte delle figure educanti. 

Credono eccessivamente nelle capacità educative dell’esperienza.

I genitori permissivi credono eccessivamente nelle capacità educative dell’esperienza. E’ vero che l’esperienza è maestra di vita e che da esperienze errate si possono trarre molti utili insegnamenti, ma è anche vero che ogni realtà deteriore lascia nell’animo umano una traccia indelebile che può spingere e sostenere verso traguardi più alti e degni dell’uomo, come pure può umiliare, condizionare e schiacciare la parte più nobile e produttiva dell’animo, condizionando in senso negativo tutta la vita di un giovane. 

Giustificano ampiamente se stessi e sono molto tolleranti nei riguardi dei comportamenti dei figli.


Tra genitori e figli è giusto che ci sia solidarietà, complicità, sostegno reciproco, ma contemporaneamente è bene che, fin da piccoli, i figli sappiano assumersi le proprie responsabilità nelle scelte che operano, sia nel bene sia nel male. Dare agli altri: insegnanti, amici, società, stato, televisione, torti che possono essere in tutto o in parte frutto di scelte individuali, significa deresponsabilizzarsi e deresponsabilizzare chiudendosi in un mondo ovattato che preclude o sminuisce ogni responsabilità personale. 
Anche la tolleranza, che significa rispettare le idee altrui, quando è eccessiva può contribuire a sottovalutare o a negare principi e valori, per tale motivo può portare a situazioni di rischio morale, psicologico, fisico o sociale. 

Dicono rari e timidi “no”.

I “no” dei genitori permissivi sono rari, ma soprattutto non sono coerenti con i successivi comportamenti. Spesse volte questi “no” si trasformano in un “sì“ o in un “nì”: in pratica si trasformano in un’accettazione passiva e non convinta della volontà del figlio. Quando, poi, questi genitori riescono a mantenersi fermi nella loro posizione iniziale, ne soffrono tanto e si sentono talmente in colpa, che quasi chiedono scusa e perdono al figlio per il comportamento avuto e cercano di rimediare concedendo cose che prima non si sarebbero sognati di concedere.

Fanno molte minacce ma raramente le attuano. 

I genitori permissivi, spesso, in preda all’esasperazione gridano, urlano, litigano, rimproverano, minacciano di punizioni severissime, ma poi difficilmente attuano quanto minacciato.  
Altre volte puniscono ma, successivamente, accettano che il figlio faccia quello che essi precedentemente avevano negato.
Per farsi ubbidire e per fare in modo che i figli si comportino adeguatamente puntano soprattutto sulla relazione affettiva e sul senso di colpa. Per tale motivo si aspettano un comportamento adeguato e ubbidiente come scambio d’amore e di riconoscenza e non perché sia giusto e corretto quanto da loro richiesto. “ Ritorna presto se non mi vuoi far soffrire, preoccupare, restare in pena”, dice la madre al figlio che non intende tornare a casa in un'ora canonica.
A volte i genitori permissivi vedendo nelle malefatte e nella disubbidienza dei figli tratti di un carattere forte, vivace e aggressivo ne sono lieti, per cui il loro rimprovero nasconde un intimo orgoglio e soddisfazione che vengono immediatamente percepiti dai minori.

Il genitore permissivo si accosta a volte ai comportamenti dei figli con grande ansia e trepidazione. Spesso non sa il modo corretto per affrontarli, ogni suo comportamento gli fa nascere mille dubbi, mille perplessità, che i libri e i suggerimenti di psicologia e pedagogia spesso non aiutano a fugare. Rimprovera, grida, impreca per poi pentirsi. Proibisce per poi concedere. Cerca il consiglio o l’aiuto d’altri adulti più autorevoli ma poi non riesce a seguire le loro indicazioni o si oppone e sconfessa le loro azioni in quanto le avverte come troppo dure e “crudeli” nei confronti del figlio. Altre volte preferisce vivere in una beata incoscienza.  La supervisione sui figli diminuisce e diventa altalenante: in alcuni giorni è massima, in altri si perde completamente. Egli si affida, allora, in maniera completa, alle capacità di critica e di scelta di questi o confida sul caso o sulla provvidenza divina. In ogni caso finisce per abdicare al proprio ruolo d’educatore e cessa d’essere modello d’identificazione, pertanto non riesce più a portare avanti quei valori essenziali per l’individuo e per il corretto vivere civile.   
Quando il genitore permissivo si accorge che i suoi comportamenti hanno provocato la rovina fisica o/e morale del figlio reagisce in modo istintivo e spesso aggressivo nei confronti del figlio stesso. Le “madri coraggio” spesso sono madri che per molti anni non hanno per nulla dimostrato “coraggio” nei loro mille comportamenti quotidiani; quando denunciano e mandano in galera i figli che le aggrediscono, le picchiano o le derubano per procurarsi la droga, reagiscono con un estremo e totale gesto di rifiuto e d’aggressività alle mille angherie che hanno subito senza riuscire a reagire ef
ficacemente e razionalmente.

 

 

CAUSE DEL COMPORTAMENTO PERMISSIVO

1.    La mancanza di  un capo famiglia.
La presenza di due autorità al posto di una permette più facilmente ai figli di giocare sul conflitto che si crea in queste situazioni per ottenere quanto desiderato, anche perché è noto che la presenza di due persone al vertice di un’istituzione, grande o piccola che sia, comporta spesso una grave carenza di direttive e norme uniformi e coerenti. Sappiamo infatti che spesso due autorità = nessuna autorità.

2.    Presenza del genitore unico.
Quando i due genitori si presentano con ruoli diversi e complementari da entrambi accettati e valorizzati, come in un gioco di squadra ognuno svolgerà il proprio compito sapendo di potere contare su quello del compagno: la madre che ha un ruolo più tenero e permissivo si appoggerà all’autorità paterna e viceversa. In questo caso il risultato sarà ottimale in quanto  bilanciato. Quando invece i due genitori si presentano con un ruolo unico è facile che questo venga ad essere sbilanciato in un senso o nell’altro.
                  
3.    I motivi ideologici.
Nel comportamento permissivo entrano in gioco, altre volte, motivi ideologici: si porta alle estreme conseguenze il concetto di libertà e d’autocoscienza, per questo si confida e ci si affida eccessivamente alla capacità del minore di effettuare libere scelte senza pensare che la coscienza e la volontà umana maturano gradualmente con gli anni, perciò solo nell’adulto si ha quella maturità e pienezza cognitiva, capace di poter dare la giusta valutazione ai fatti e alle azioni, comportandosi di conseguenza. Né si tiene nel giusto conto che anche nell’età adulta sono indispensabili norme, divieti e sanzioni, che stimolino la volontà ad attivarsi verso delle scelte positive e utili per l’individuo e per la comunità tanto che ogni società ne elenca nelle sue leggi e regolamenti una quantità impressionante. 

4.    Il rifiuto dell’autorità e della autorevolezza.

Come abbiamo detto parlando dell’autorevolezza se questa viene vista come violenta, antiliberale e non moderna, e pertanto viene rifiutata e bollata di autoritarismo, i genitori e gli educatori vengono spinti volenti o nolenti verso atteggiamenti permissivi più accettati e valorizzati.

5    La fragilità e immaturità dei genitori.
In altri casi sono prevalenti le strutture caratteriali che rendono questi genitori deboli e fragili psicologicamente, tanto da non sopportare la propria o l'altrui sofferenza.  Identificandosi nel figlio cercano di evitargli ogni pena per paura di infliggergli traumi e complessi psicologici. E’ come se l’Io bambino che soffriva per le proibizioni dei genitori, avesse il sopravvento sull’adulto responsabile che ha dei doveri ben precisi sul minore il quale dovrebbe sapere che anche la sofferenza fa parte del bagaglio umano e contribuisce alla formazione del carattere e della personalità.    In questi casi si crea un circolo vizioso: genitori immaturi o fragili daranno vita a figli più immaturi e fragili, i quali a loro volta rischiano di far peggiorare la situazione nelle generazioni successive. 

6.    La ridotta sensibilità verso il male morale e sociale.
In altri genitori permissivi appare ridotto al lumicino o in alcuni casi scomparso il concetto di peccato e di male. Ogni atteggiamento viene ad essere capito, accettato e giustificato anche in nome di una modernità e attualità nei comportamenti. Pertanto essi accettano lo spinello, il turpiloquio e la sessualità disinibita e totalmente libera da responsabilità come segno di progresso e d’emancipazione da vecchi e antiquati tabù.

7.    La maggiore ricchezza e benessere materiale.
La maggiore ricchezza ed il maggior benessere materiale inducono ad essere economicamente più liberali anche per far partecipare i figli delle maggiori entrate familiari ottenute spesso sacrificando il dialogo e la cura verso di loro. In pratica viaggi, regali, e contribuzioni economiche in cambio d’affetto, dialogo, cure e attenzioni costanti e stabili.

8.    I maggiori svaghi dei genitori.
La ricerca spasmotica e continua di divertimenti e la presenza d’atteggiamenti disinibiti e liberali che gli adulti si concedono nella vita sociale, sessuale e sentimentale, li spinge ad essere a loro volta liberali con i figli come per giustificare e sdrammatizzare i loro comportamenti evitando nel frattempo  sensi di colpa e d'indegnità. 

9.    La conflittualità dei genitori.
Frequente causa del permissivismo è la conflittualità tra i i due sessi e tra i genitori che porta ad una situazione concorrenziale nei confronti dei figli. 
E’ come se ognuno dei due genitori, che vivono una situazione di sfiducia e aggressività reciproca cercasse in tutti i modi di dimostrare ai figli di essere il genitore “buono” a lui alleato contro l’altro quello “cattivo”, che “non ama” e “non capisce.”  Come conseguenza vi è la lotta per avere qualche spicciolo d’attenzione e d’amore da parte dei figli sottraendolo all’altro genitore. 

CONSEGUENZE DEL COMPORTAMENTO PERMISSIVO


Le conseguenze del permissivismo sul bambino e poi sul giovane e sull’adulto sono note e descritte fin dall’antichità e riguardano vari settori del carattere e del comportamento.

La fragilità di fronte alle frustrazioni

 

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La fragilità alle frustrazioni nasce inevitabile quando accanto a noi vi sono persone disposte sempre, o comunque spesso, a soddisfare ogni capriccio, ogni richiesta, ogni desiderio. In questi casi vi è una visione distorta del mondo che viene considerato soltanto come occasione e fonte da cui trarre piacere, soddisfazione, accoglienza e non anche come luogo di confronto, di mediazione, di collaborazione, donazione e sacrificio. Inoltre, il trovare sempre qualcuno disposto ad accoglierci, accontentarci e perdonarci non dà quelle giuste sollecitazioni affinché si fortifichino il carattere e la personalità. 
Tale fragilità si manifesta nel bambino con pianto frequente e atteggiamento “lagnoso” per motivi anche banali. E’ questo un pianto che difficilmente si riesce a placare se non concedendo ciò che egli chiede, pur sapendo che si ripresenterà puntuale al prossimo diniego. 
Nel giovane la fragilità assume i contorni di un atteggiamento gregario nei confronti dei coetanei che dimostrano forza, arroganza, autorità, con difficoltà a resistere alla loro influenza anche quando essi propongono atteggiamenti e comportamenti contrari alla morale e ai valori in cui si è cresciuti e si crede.
Dipendenti dagli adulti, continuano a chiedere loro aiuto e assistenza, anche quando avrebbero l’età e le capacità per farne a meno. Fuggendo le responsabilità, il comportamento infantile li spinge alla continua ricerca di piaceri banali. Avendo difficoltà a resistere alle frustrazioni e alle delusioni, immancabili nella vita, si rifugiano nella tossicodipendenza e nei casi più gravi nell’autolesionismo e nel suicidio.                                                                     


 I disturbi del comportamento.

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I disturbi del comportamento sono anch’essi molto spesso presenti nella vita di questi soggetti i quali, non avendo imparato ad esercitare la propria libertà, a causa di una mancanza parziale o totale d’autocontrollo, ed avendo una scarsa capacità di valorizzare i bisogni degli altri e le loro necessità e diritti, fin da piccoli manifestano comportamenti provocanti, irritanti, distruttivi, aggressivi. 
Quando essi raggiungono l’età adolescenziale o adulta diventano, più rilevanti i comportamenti asociali o chiaramente devianti. La mancanza di regole “porta ad evasioni stupide o drammatiche,   in quanto non riescono spesso ad effettuare neanche scelte utili per se stessi.  Poiché la mancanza di disciplina è vista come mancanza d’attenzioni, cure e sollecitudini, ma anche come fragilità e debolezza dei genitori, si evidenziano, verso questi ultimi, segni di scarsa stima, sfiducia, aggressività. L’inconscio desiderio d’autorità li spinge a cercare nei capi delle bande, quell’autorevolezza che manca nei loro genitori. 

 L scarsa autonomia.
Anche l’autonomia personale e sociale risente degli atteggiamenti permissivi. I bambini e i ragazzi continuano a chiedere agli adulti prestazioni cui potrebbero far fronte autonomamente in quanto pienamente capaci, sia dal punto di vista motorio, che fisico ed intellettivo. I genitori e gli adulti tendono ad essere schiavizzati da questi piccoli tiranni che necessitano e pretendono le cose più disparate e semplici, che richiederebbero soltanto un minimo di fatica, impegno e sacrificio: il tenere in ordine la propria stanza o l’aiutare i genitori nelle mille occupazioni in casa e fuori, appare loro, come un immane impegno impossibile da affrontare, che è quindi meglio far fare agli altri. 
A volte gli adulti non vengono neppure ringraziati per quello che fanno e danno ogni giorno. Altre volte il ringraziamento si esprime in modo puramente formale e seduttivo, in quanto finalizzato ad ottenere in seguito più facilmente quanto richiesto. 
Anche nell’adolescenza e nella giovinezza, l’aiuto familiare è minimo. L’impegno per lo studio sembra assorbirli completamente, perciò sentono questo e soltanto questo come lavoro ed occupazione. Tutto il resto, i mille quotidiani bisogni della famiglia e della società sono lasciati ai genitori e agli adulti. Per loro il tempo libero diventa solo divertimento.  Si dedicano raramente a qualcosa di costruttivo per sé e per gli altri come la lettura di un libro, le attività sociali, l’aiuto e la collaborazione familiare. “Il divertimento sembra la maggiore ricerca della nostra gioventù, i luoghi di divertimento sono diventate delle isole di piacere e stordimento morale”  
Nei riguardi del lavoro, poiché tali giovani non hanno mai imparato ad accettare la vita come dovere, collaborazione e sacrificio, l’impegno è molto scarso. Spesso lo rimandano con mille scuse, come rimandano in un futuro il più lontano possibile impegni importanti come il matrimonio, la maternità e la paternità. 
Per questi giovani è molto più comodo vivere uno o più rapporti amorosi liberi da impegni domestici in quanto la famiglia di origine è un caldo e accogliente nido da abbandonare il più tardi possibile.  


I sintomi di disagio interiore

               L’avere tutto, l’essere sempre accontentati da parte dei genitori, il vivere avvolti nella bambagia, piuttosto che dare felicità, molto spesso produce sofferenza psicologica.
I doni, i molti regali ottenuti facilmente, gli oggetti di cui il giovane si circonda e dai quali è circondato non gli danno il piacere della conquista né “autentiche soddisfazioni.”   Quando avvertono che il mondo esterno alla famiglia raramente ha atteggiamenti morbidi e accettanti come quelli con i quali sono abituati a convivere, capiscono a proprie spese che, nei confronti dei “ figli di mamma”, i coetanei tendono ad essere più agguerriti e aggressivi, in quanto ne avvertono l’intima debolezza. 
Non protetti dal debole carattere, schiacciati dal proprio egoismo, non riuscendo ad aprirsi all’amore vero e alla donazione di sé, crolla l’autostima ed emergono la tristezza e l’ansia.
Poichè l'uomo è fatto per l'azione, le conquiste e le difficoltà da affrontare sono le cose che danno più senso e sapore alla vita. L’avere tutto, subito e senza problemi, produce invece insoddisfazione, mancanza di equilibrio interiore, incoerenza, instabilità emotiva.

Tratto dal libro di Emidio Tribulato "L'educazione negata Edizioni E.D.A.S.

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