Lo stile educativo materno e paterno

Lo stile educativo materno e paterno

 

L’educazione materna ha aspetti molto diversi da quella paterna. Basta guardare il modo in cui i genitori prendono il proprio bambino. La madre lo tiene tra le braccia per cullarlo, accoglierlo, abbracciarlo e proteggerlo da qualunque rischio o problema. Il padre tende invece a prendere il bambino per i fianchi e lo porta in alto, come ad offrirlo al mondo, come per stimolarlo ad affrontare la vita con forza, con sicurezza e coraggio. Basta guardare il modo in cui i genitori fanno giocare i loro bambini nelle villette di quartiere. Le madri li rincorrono e li apostrofano continuamente per evitare che corrano troppo, che si facciano male, che sudino o che prendano freddo, mentre contemporaneamente fanno loro mille raccomandazione per evitare rischi per se e per gli altri. I papà invece li lasciano liberi, anzi li spingono a correre, salire, saltare, giocare, osare sempre di più, e sempre meglio, sia nei giochi sia nelle attività “ serie.”

Così come si è spesso accusato ingiustamente l’uomo d’autoritarismo, come se questi fosse l’unico depositario d’ogni dispotismo e d’ogni atteggiamento contrario alla libertà e all’accoglienza, allo stesso modo si accusa sistematicamente la donna e quindi la madre di atteggiamenti iperprotettivi e permissivi nei confronti dei figli, come se i problemi legati al permissivismo presenti nella nostra società fossero appannaggio soltanto delle donne. Ciò non è mai stato vero, poiché troviamo atteggiamenti autoritari o permissivi in entrambi i sessi ma in verità, così come spesso succede in molte idee stereotipate, c’è un fondo di verità.http://www.cslogos.it/uploads/images/BAMBINI/Diapositiva10.JPG

 

 

Vi sono, infatti, sicuramente delle differenze tra uomo e donna, tra padre e madre riguardanti il modo in cui sono fatte delle richieste d’ubbidienza ai figli e il modo con la quale sono affrontate le disubbidienze e i castighi. L’uomo tende per sua natura a fare delle richieste più precise, chiare, ferme, definitive e lineari. Queste richieste sono di solito meno legate alle emozioni, all’ansia e alle paure del momento rispetto a quelle effettuate dalla donna. Inoltre questa, tende a fare delle richieste più generiche, che quindi si prestano all’ambiguità e alle interpretazioni. Ad esempio, una delle richieste più frequenti della madre al figlio che esce da casa è espressa con una frase del tipo: “Cerca di tornare presto .”  Questa richiesta può essere interpretata in maniera non vincolante e quindi come un invito cui si può o no soprassedere. D’altra parte nell’espressione “tornare presto”, non c’è indicata un’ora ben precisa perciò l’orario di rientro può essere interpretato in maniera molto elastica a secondo della sensibilità, ma anche dell’esigenza momentanea del ragazzo. L’uomo, il padre, tende invece a dare delle direttive cui conformarsi in modo molto più preciso: “Mi raccomando, devi essere a casa entro le otto.” C’è una richiesta e un limite chiaro, preciso, e inequivocabile.

Anche per quanto riguarda l’eventuale sanzione vi sono alcune differenze. La madre, tende a minacciare molto spesso delle punizioni che non applica o che applica in maniera incostante secondo il suo stato d’animo in quella circostanza, il padre è in genere più coerente in quello che dice.

Vi è una certa differenza anche nel tipo di punizioni, la madre tende a punire il figlio stimolando il suo senso di colpa, manifestando la sua sofferenza, il suo dispiacere, mettendolo davanti alle ansie e alle paure che le ha provocato con il suo comportamento. “ Stanotte sei tornato tardi, mi hai fatto spaventare, mi hai fatto stare in ansia, ho avuto paura che ti fosse successo qualcosa per strada, non sono riuscita a dormire”. Oppure: " Ero in ansia, mi batteva il cuore, non sono andata a letto per aspettarti.” E’ con questo tipo di espressioni che la madre rimprovera, punisce, redarguisce il figlio cercando di far breccia nel suo animo e nel suo cuore in modo tale da ottenere un comportamento migliore.

Il padre tende a chiarire immediatamente i castighi che il figlio dovrà subire se si sottrae alla regola.

Sono in genere castighi e punizioni ben chiare, definite, certe, ineluttabili, legate a precise trasgressioni, bilanciate rispetto alla colpa, senza o con scarsi coinvolgimenti emotivi. “Se torni più tardi rispetto all’orario che ti ho dato, domani non esci.”

Il ragazzo a questo punto, potrà, dentro di sé imprecare per le dure leggi della vita e dei genitori e della famiglia che non gli permettono di fare ciò che vuole, ma ha la possibilità di conformarsi alle regole in maniera chiara e ineluttabile, per cui non avrà dubbi, perplessità o sensi di colpa. In definitiva le punizioni, i contrasti e le discussioni diventano rari e, affettivamente poco coinvolgenti.

La donna, mettendo come causa determinante dei veti e dei desideri le sue ansie e le sue paure, non dà vere regole e norme, ma stimoli a che il comportamento del figlio sia il più vicino al suo sentire che può essere diverso da un giorno all’altro da un momento all’altro. Ciò lascia molto, troppo spazio ai comportamenti e atteggiamenti del figlio per cui le indicazioni e le richieste rischiano spesso di essere inefficaci. Le paure, i veti, le ansie si possono accettare o no in base alla maggiore o minore sensibilità del figlio in quella circostanza.

L’uomo tende a sottolineare invece i motivi più reali, concreti e veri che lo spingono a quella determinata linea educativa: “I bravi ragazzi tornano presto a casa”, dice il padre “non fanno i fannulloni in giro fino a tardi”. Oppure: “ Restare fino a tardi fuori casa aumenta il rischio di fare cattivi incontri.” “ Mi sembra giusto che la sera si vada a letto ad una certa ora per evitare di dormire durante il giorno.” O ancora: “Vi sono degli orari per stare svegli, per divertirsi, come vi sono degli orari per studiare, dormire, per stare in casa, per dialogare con i genitori o con gli altri familiari.”

Molte donne inoltre, vivono i sentimenti dei figli come fossero i loro. Se i figli gioiscono anche loro sono felici, se i figli soffrono anche loro sono lacerate dal dolore. Questo coinvolgimento emotivo nasce dall’intimo rapporto madre - figlio, indispensabile per ascoltare e capire i bisogni più profondi, ma, nel campo educativo, se non è compensato dall’atteggiamento paterno, più forte e distaccato, quest’empatia diventa un grave limite, giacché impedisce un’educazione autorevole, lineare e coerente.

                     

                   ATTEGGIAMENTI EDUCATIVI  MATERNI

La madre:

culla;

accoglie;

protegge;

abbraccia;

è più permissiva;

fa delle richieste più generiche, legate alle emozioni e all’ansia del

momento;

fa molte minacce che spesso non attua;

utilizza punizioni di tipo affettivo;

le richieste vengono giustificate  come suoi bisogni;

vive i sentimenti dei figli come fossero i propri

                 ATTEGGIAMENTI EDUCATIVI PATERNI

Il padre:

Stimola ad affrontare la vita con forza, sicurezza e coraggio.

Fa delle richieste più precise, chiare ferme, definitive e lineari.

Le punizioni sono previste e graduali.

Tende a dare delle punizioni senza utilizzare l’arma affettiva.

Le richieste vengono giustificate da motivi educativi, sociali e morali.

Riesce ad essere più distaccato rispetto al sentire dei figli.

Come ben si vede gli stimoli, i valori e gli atteggiamenti educativi dell’uomo e della donna, sono diversi ma ancora una volta complementari. Gli uni e gli altri sono indispensabili per vivere e per affrontare bene ed in sicurezza la vita ed il mondo. Solo se vi è armonia tra la prospettiva maschile e quella femminile il bambino, e poi il giovane, può trovare un sano e costruttivo equilibrio.

Ciò attualmente è molto difficile da ottenere per vari motivi.

1.    Il ventaglio di atteggiamenti educativi presente nell’ambito sociale che si riflette inevitabilmente sulle singole famiglie è molto ampio, molto più ampio che in passato; per tale motivo i genitori, confusi da una babele di linee educative, più o meno alla moda, hanno difficoltà a sceglierne una che sia confacente alle loro idee ed al loro modo di vivere e pensare e soprattutto hanno difficoltà a seguirla con coerenza.

2.    Il tipo di comportamenti considerati leciti, produttivi, utili, morali, si è ampliato enormemente rispetto a quelli considerati dannosi, inutili, immorali. Per tale motivo tutto o quasi tutto è diventato lecito, utile, o comunque comprensibile e accettabile. La società si è sempre di più conformata su un tipo d’educazione sempre più elastica e permissiva, che tende a bollare d’autoritarismo e maschilismo ogni tentativo di riequilibrare in senso autorevole i modelli educativi. Non si riesce a trovare, pertanto, nell’ambiente sociale, ma spesso anche in quello familiare, un atteggiamento educativo uniforme che giustifichi e sostenga limiti e norme.

3.    I genitori, a causa del ruolo unico cui sono stati educati e al quale aspirano, non riescono ad attuare quella linea educativa mediana che nasceva dal bilanciamento della prospettiva maschile con quella femminile.

4.    Manca spesso l’accettazione ed il sostegno del ruolo altrui a causa dell’atteggiamento concorrenziale presente spesso tra i coniugi.  La madre, può essere tenera e dolce con i figli, se accetta, sostiene e valorizza la forza e la fermezza del suo uomo. Il padre può essere autorevole se accetta che le norme e direttive siano, in parte adattate dalla maggiore flessibilità della madre.

Se queste realtà non vengono modificate adeguatamente  vi saranno continui contrasti tra i coniugi che non riusciranno ad avere una coerente linea comune oppure vi sarà il disimpegno educativo da parte di uno o di entrambi i coniugi.

 

Tratto dal libro "L'educazione negata" di Emidio Tribulato. Per richiedere questo libro clicca qui. 

 

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